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Triplicati gli sbarchi ma la Lamorgese non se n'è accorta

Francesco Storace
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Svegliate Luciana Lamorgese, che siamo tornati come al tempo dei peggiori governi rossi. Mentre siamo distratti, tra europei di calcio e vaccini, a Lampedusa non si fermano più gli sbarchi. La titolare del Viminale sembra sperare nel silenzio dei media per non dover spiegare che diamine sta facendo di fronte alla recrudescenza del fenomeno migratorio: ormai l’Italia è tornata ad essere la meta preferita dei trafficanti di clandestini, gli scafisti si arricchiscono grazie al nostro lasciar fare.

Di nuovo le frontiere colabrodo, in meno di dieci giorni sono approdati 1.500 immigrati irregolari. Che ovviamente il ministero dell’Interno guidato dalla Lamorgese non ci pensa proprio a fermare. Perché da questa ministra non pare esserci alcun segnale di volontà di invertire la rotta, costringendo prima la Sicilia e poi l’Italia a dover subire l’assenza di politiche di contrasto. Ma la situazione è ormai insostenibile. Da gennaio ad oggi, il 2021 già marca oltre 20mila sbarchi. Nello stesso periodo, lo scorso anno furono 7.000 e l’anno precedente (al Viminale c’era Matteo Salvini) ne arrivano 3000. Un aumento decisamente intollerabile. E ci chiediamo se le cifre siano lette con la stessa attenzione da chi è pagato per sorvegliare le nostre frontiere marine. Al Viminale c’è anche il sottosegretario Nicola Molteni, ancora più preciso nei dati, 12mila sbarchi – dicono le carte – sono avvenuti solo negli ultimi due mesi, tra maggio e giugno. Morale? «È evidente che siamo in allarme immigrazione», dice il sottosegretario mentre la Lamorgese pare non accorgersene. E sarà bene invece che le parole di Molteni non vengano lasciate cadere nel vuoto, proprio perché non ci possiamo permettere quella che pare davvero un’invasione. Era da tempo che non si registrava un afflusso così imponente dal continente africano. Nell’ultimo consiglio europeo si sono annunciati accordi tra i paesi membri con Libia e Tunisia e si vedrà ad ottobre come finirà. Ma non c’è uno straccio di soluzione alle porte per l’estate. Di più. Torna a farsi sentire la solita Ocean Viking, nave norvegese di Ong francese: con 572 immigrati soccorsi nelle acque libiche e maltesi in ben 6 interventi ha ovviamente chiesto il porto sicuro, il cosiddetto Pos, all’Italia. E come ti sbagli...Ma dove sta scritto 572 clandestini debbano sbarcare tutti in Italia, in attesa delle intese future? Francia e Norvegia – vista la provenienza della Ocean Viking - apriranno i loro porti per accoglierli?

 

 

 

 

Intanto l’hotspot di Lampedusa è di nuovo pieno. Dopo il fine-settimana intenso con 21 sbarchi, ieri mattina sono arrivate altre 24 persone, con una imbarcazione di fortuna. Tra queste c’erano 13 minori, 3 dei quali non accompagnati, e 6 donne. Dopo la prima identificazione anche questi clandestini migranti sono stati trasferiti nell’hotspot di Contrada Imbriacola, dove si contano 388 persone. E la ministra se ne esce così: «Gli sbarchi a Lampedusa durante questo periodo dell’anno ci sono sempre stati, ma certamente una preoccupazione c’è e su questo stiamo operando». Ah, è preoccupata e non si rende nemmeno conto delle differenze di numeri, altri che «ci sono sempre stati». Ma solo quest’anno con le proporzioni denunciate. In realtà, quest’anno ci dovrebbero essere maggiori e non minori motivi di preoccupazione, anche a causa di una pandemia che ora sta colpendo diversi paesi africani. Nota Fabio Rampelli di FdI: «La Lamorgese si dice preoccupata, proprio lei che ha consentito i porti aperti, ha azzerato i decreti sicurezza e permesso che gli sbarchi si triplicassero». In realtà nessuno è riuscito a capire che cosa stia facendo la Lamorgese. Certo è che questo ministro non pare voler rischiare il destino processuale di Salvini, fregandosene del dovere di garantire i nostri confini da un assedio che pare interminabile. E proprio Salvini denuncia che «ne stanno arrivando altri mille e io chiedo che il ministro dell’Interno e il ministro degli Esteri proteggano l’Italia e l’estate degli italiani ed evitino di mettere a rischio la vita di queste persone».
 

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