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Sui vaccini Rai a senso unico, Gianluigi Paragone contro la tv pubblica: "Senza contraddittorio"

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Gianluigi Paragone
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Nei giorni avevo trattato il tema di come la rai stava gestendo l’informazione riguardo il tema dei vaccini, prendendo anche spunto dalle parole di Michele Santoro nel corso della trasmissione di Lucia Annunziata. Ma anche dalle modalità con cui talk e tg raccontavano solo certi fatti, negandone altri.

Il succo del ragionamento era il seguente: non è che si sta informando a senso unico? Non è che lo spazio critico viene confinato nell’area della… cattiva informazione? Non è che i virologi sono diventati una specie di sacerdoti di un nuovo credo? In altre parole, volevamo capire se la Rai stava involvendo da tv pubblica a televisione di Stato, con buona pace dei cittadini che pagano il canone.

Nel commentare sull’argomento avevo altresì annunciato che avrei posto la questione in Vigilanza rai, con apposita interrogazione. Cosa che ho fatto puntualmente, ricevendo la seguente risposta. Lascio perdere il pistolotto iniziale sulla peculiarità della tematica e cioé “la somministrazione di vaccini per far fronte a una pandemia che ha causato la morte di milioni di persone in tutto il mondo”: una somministrazione che non è obbligatoria. Forse a viale Mazzini i dettagli sfuggono.

Ma andiamo oltre. Leggete bene: “Non esistono temi o notizie paragonabili a queste, per cui non esistono regole volte a una sorta di par condicio che si possano ragionevolmente applicare a questa fattispecie”. Cosa? E il codice deontologico della professione giornalistica? La Rai mi sta dicendo che senza una normativa tipo par condicio diventa lei stessa (attraverso le sue voci) giudice supremo? Siamo all’informazione di Stato. Le cui eccezioni confermano la regola.

Infatti, la risposta al quesito va avanti così: “Ciò nonostante (cioè nonostante il principio per cui non esistono regole guida; e non è vero nda), in diverse situazioni è stata data la possibilità di esprimere la propria opinione a chi ha deciso di non vaccinarsi, in un leale contraddittorio”. Leale contraddittorio? Ma scherziamo? Il leale contraddittorio lo abbiamo visto ben interpretato da Bruno Vespa nei confronti di Gianni Rivera, colpevole di non volersi vaccinare (opzione prevista nel momento in cui non esiste l’obbligo vaccinale). O tutte le volte in cui nessuna voce e nessuna informazione è stata concessa a chi stava lavorando sulle cure domiciliari. Oppure invitando ospiti e poi spegnere il microfono.

Bavaglio rai in piena regola, insomma, messo nero su bianco nella risposta alla mia interrogazione. “Non vi sono riferimenti che obblighino la Rai a rispettare le logiche di ricerca di equilibrio nelle posizioni”. E’ l’ammissione del Pensiero Unico. Domando allora: da dove arriva questo ordine? Dal governo? O dai vertici di viale Mazzini, da Marcello Foa e Fabrizio Salini? Dire che “non vi sono riferimenti che obblighino la Rai a rispettare le logiche di ricerca dell’equilibrio nelle posizioni” significa appunto negare gli spazi dialettici, mettere il bavaglio in nome della verità di Stato!

“E’ invece un preciso dovere del servizio pubblico (a questo punto però vale la pena domandarsi cosa sia il servizio pubblico quando si ammette la propaganda di Stato nda) non diffondere fake news, bensì seguire le posizioni espresse dal mondo scientifico”. E qui casca l’asino: da quando il mondo scientifico va da Fazio? Da quando la scienza si fa intervistare da Bruno Vespa? Da quando soprattutto gli scienziati sono diventati come Wanda Nara? Gli scienziati, quelli veri intendo, parlano attraverso le pubblicazioni scientifiche: dove sono le pubblicazioni scientifiche (quelle vere) di Burioni, di Pregliasco, di Bassetti, di Galli? Non ci sono.

Per chiudere. Visto che la Rai ha un contratto di servizio pubblico da rispettare e si alimenta anche coi soldi del canone, gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere i conflitti di interesse di certi medici: la rai deve dirci se il medico che informa ha preso o prende soldi dalle case farmaceutiche. Ogni omissione di informazioni simili trasforma l’evasione del canone in legittima difesa.

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