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La federazione Lega-Forza Italia fa esplodere la Sinistra rimasta senza identità

Riccardo Mazzoni
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La federazione nel centrodestra proposta da Salvini, ma con copyright berlusconiano, sta provocando movimenti sussultori in Forza Italia, e questo era stato messo ampiamente in preventivo, data l’ostilità dell’ala antisovranista che resta ancorata a una posizione preconcetta che non tiene conto dell’effetto Draghi e dell’indubbio spostamento della Lega verso il centro. Quello che era molto meno prevedibile, invece, è la reazione a catena che il lodo federativo del leader leghista sta provocando specularmente nel centrosinistra, dove il caos era già palpabile e ora ognuno si sente in dovere di indicare le contromisure.

 

 

Nonostante le convulsioni grilline e la crescente fronda dell’ala ex renziana, Letta al momento non cambia idea: per vincere le elezioni è necessaria una grande alleanza aperta a chi ha lasciato il Pd e in cui stia dentro anche il M5S imborghesito da Conte. Con i sondaggi negativi che gli piovono sul tavolo, il segretario non ha né la forza né la volontà politica di tracciare una solida linea riformista, in grado di rappresentare un’idea di Paese che non sia solo il rilancio delle vecchie bandiere identitarie della sinistra. Ma l’alleanza strategica con Grillo è già fallita con la Caporetto del governo rossogiallo, e quella che si profila è solo una navigazione a vista con l’orizzonte incerto di riaggregare sia i cespugli centristi che gli scissionisti di Leu, con i Cinque Stelle alleati come avvenne nel 2008 con l’Italia dei Valori. Ci si barcamena, insomma, in una palude a metà tra il ritorno all’Ulivo o la riedizione dell’Unione, due esperienze entrambe fallimentari per l’impossibilità di tenere insieme riformisti e massimalisti, garantisti e giustizialisti, un ossimoro che ha sempre seminato frazionismi e prodotto paralisi politica, come dimostra la fine prematura dei due governi Prodi.

 

 

Il caos, insomma, continua a regnare sovrano, con Zanda che consiglia al segretario «l’unione dei riformismi progressisti» che risani le fratture recenti, recuperando Renzi e Calenda, e con il ministro Orlando che vorrebbe invece una nuova Unione per mettere insieme tutte le forze del centrosinistra «senza escludere nessuno». Ma l’idea più fantasiosa l’ha partorita il sindaco di Firenze Nardella, che si è spinto a immaginare «un’alleanza larga, che vada da Forza Italia a Leu» senza trascurare la neoarrivata «Coraggio Italia» di Toti e Brugnaro. Più che una contro-federazione, un’ammucchiata indistinta che, se realizzata, andrebbe sicuramente a sbattere alla prima curva del programma di governo. Anche perché sia Renzi che Calenda, ma anche la Bonino, si sono già detti indisponibili a qualsiasi tipo di alleanza, organica o meno, con i Cinque Stelle. Tanto che il più accorto sindaco di Bergamo Gori ha prudentemente suggerito di limitare l’alleanza ai «grillini più moderati», dando così per scontata la scissione nel Movimento. La solita babele, insomma. L’unica cosa certa, federazione o no, è che il centrodestra si presenterà unito sia alle amministrative d’autunno che alle prossime elezioni politiche, mentre il centrosinistra continua a procedere in ordine sparso, con l’incubo per Letta di una sicura disfatta nei collegi uninominali in caso di corsa senza i grillini. Un bel rompicapo, dunque, con la beffa che tutte le contraddizioni latenti a sinistra sono esplose dopo che Salvini, dall’altra parte della barricata, ha messo in campo la sua federazione. Una interessante eterogenesi dei fini che non può che rafforzare il progetto, non a caso benedetto dal Cavaliere.

 

 

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