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Giuseppe Conte ha già i primi guai col M5S. La vecchia guardia contro i giovani, lite sul tetto ai mandati

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La sfida sarà trovare un equilibrio stabile. Giuseppe Conte non ha ancora assunto (ufficialmente) il suo ruolo di leader, che le varie anime del M5s sono già in pressing per capire cosa accadrà nel processo di «rifondazione». A partire da Beppe Grillo, che gli ha ribadito di non voler assolutamente toccare il tetto dei due mandati. L'ex premier, dunque, si trova già a recuperare le vesti del mediatore. Perché confermando la regola si assicurerebbe la benevolenza del garante ma rischierebbe seriamente di scontentare la «vecchia guardia» (che un bacino di voti lo sposta). Se invece decidesse di abrogarla, a prendersela a male sarebbe il blocco di parlamentari al primo mandato (più predisposti a sostenerlo senza avanzare grosse pretese). Anche la classica via di mezzo potrebbe rivelarsi un boomerang, perché una «deroga selettiva» solo per alcune figure di primo piano, farebbe saltare la mosca a chiunque, innanzitutto agli esclusi.

 

 

Da quello che deciderà di fare, però, dipenderà l'approccio iniziale della sua leadership, almeno per quel che riguarda l'influenza sui gruppi parlamentari. Che non è poca cosa, se uno degli obiettivi sarà quello di far sentire il fiato dei Cinquestelle sul collo di Mario Draghi. E non basterà la popolarità dell'ex premier, come confermano le parole di Sergio Battelli: «Spero che non ci sia un uomo solo al comando, un capo assoluto, ma che venga affiancato realmente da una struttura a supporto», dice all'Huffington Post il presidente della commissione Politiche Ue della Camera, uno dei «veterani» pentastellati. Che sul terzo mandato va dritto al nocciolo: «La questione comunque andrà discussa, tocca molte persone, non si può semplicemente ignorare. Credo che una buona soluzione sia metterla ai voti, ma non adesso». Battelli tocca un nodo cruciale, le elezioni amministrative, che saranno il primo, vero banco di prova per il neo Movimento e il suo leader: «Abbiamo la necessità di ricompattarci, saranno una cartina di tornasole del nostro stato di salute - dice il parlamentare ligure -. Anche per Conte credo che sia opportuno far partire la macchina e rigalvanizzare i gruppi e concentrarci sul voto d'autunno, perché non deve andare male».

 

 

In alcuni ambienti M55 inizia a farsi largo anche l'ipotesi che il neo Movimento debba dotarsi di una «seconda gamba», un'anima ortodossa che bilanci le mire moderate del nuovo progetto. In questo senso potrebbe tornare utile una lista, esterna, con cui fare, magari, alleanze sui territori. E chissà se Nicola Morra, Barbara Lezzi e gli altri ideatori del cosiddetto Contromovimento non possano tornare utili alla causa. Come Alessandro Di Battista, che da par suo punge gli ex compagni: «È avvilente che moltissimi parlamentari del M55, a pandemia non ancora finita, con la classe media al collasso e una crisi sociale fuori dal comune, preferiscono metter bocca sulla regola del doppio mandato».

 

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