Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Scossa di Berlusconi, finalmente il centrodestra si sveglia

Franco Bechis
  • a
  • a
  • a

Non era una boutade: hanno davvero voglia di mettersi insieme Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, cogliendo l'occasione della compagnia che li unisce nella maggioranza di governo di Mario Draghi per arrivare a una federazione politica e anche a una unione dei gruppi parlamentari che è ancora tutta da costruire.

La sorpresa è arrivata ieri dal Cavaliere che tornato a una riunione politica con i suoi si è buttato sopra quel nuovo predellino che sembrava volere costruire Salvini secondo le interpretazioni maligne per mettersi al riparo dalla crescita esplosiva di Giorgia Meloni e del suo Fratelli di Italia. Ma non credo che sia quello il motore di questa scelta, che aiuta invece Salvini nella strada che ha imboccato proprio salendo a bordo del governo Draghi. Il problema della Lega e del suo leader è stato sempre uno solo: grande presa sull'elettorato, capacità straordinaria di parlare alla pancia del Paese, ma scarsissime relazioni con i poteri che comunque contano, soprattutto all'estero. Brutta e ingiusta che fosse, la verità è che anche se il leader della Lega avesse macinato consensi superando perfino le vette raggiunte fra il 2018 e il 2019, difficilmente avrebbe potuto mettere a frutto quel tesoretto elettorale. Detto in parole semplici e dirette, a Salvini non sarebbe mai stato permesso di governare l'Italia. Possiamo gridare quanto si vuole allo scandalo, ma con la realtà bisogna fare i conti comunque. C'era bisogno per lui di un cambio di registro e anche di spartito, che ha iniziato a fare con evidenti difficoltà proprio con il governo Draghi. Da quel giorno ha perso qualche consenso (ma il grosso se ne era andato già prima, con un elettorato un po' stanco dello stile propagandistico e di sentire suonare solo tre o quattro note), ma ha iniziato a guadagnare metri di credibilità di fronte agli occhi che contano. Per lui era un passo necessario. E l'unione con il Cavaliere va nella stessa direzione: rafforza la componente culturale e di politica economica del centrodestra dentro l'esecutivo e offre qualche garanzia in più fuori dai confini per la posizione politica della Lega che si avvicina a piccoli passi al conservatorismo europeo, forse anche alla destra dei popolari, sgusciando via da compagnie che imbarazzano le varie cancellerie. Non se arriverà alla fine, ma è un passo per costruire un centrodestra un pizzico più robusto e con un futuro più solido.

 

 

 

Non c'è dubbio che - pur con qualche errore - il solo nel fronte del conservatorismo italiano che sia stato in grado di unire fin qui si sia rivelato Berlusconi. Era un capo partito, è diventato anche per le dimensioni di Forza Italia, il capo di una coalizione che ha saputo tenere insieme per molti anni. Quella vocazione al “centrodestra” è stata però solo sua fino ad oggi. Non hanno mostrato di averla né Salvini né la Meloni, che sono due straordinari leader politici ma fin qui poco interessati a fare un passo oltre la guida delle proprie truppe. Avesse avuto quella vocazione nel 2018 Salvini non sarebbe mai entrato solo con la Lega nel governo con il M5s. Probabilmente questi anni confusi vengono dall'avere rifiutato fin dal primo giorno la leadership del centrodestra, che gli avrebbe fatto dire “dentro con tutti o tutti fuori”. Il film si è ripetuto al momento della costituzione del governo Draghi dove ogni forza politica ha scelto per sé senza nemmeno cercare una soluzione condivisa. Pace, è andata così. Ma così si conta assai poco e forse in futuro proprio nulla se ognuno cercherà di andare per la sua strada. Può anche essere che i sondaggi premino l'uno o l'altro nei vari momenti, perché certe scelte possono essere più popolari. Ma se non ha una forma e un'anima il centrodestra nel suo complesso, non riuscirà a governare l'Italia o perché qualcun altro lo impedirà o perché con le tensioni di questi due anni nessuno è in grado di reggere manco al potere.

Berlusconi oggi è ancora una risorsa preziosa, e lo dimostra proprio in questa occasione per tenere tutti insieme, ma bisogna che i suoi eredi - e sarà per forza uno fra Salvini e la Meloni - dimostrino la stessa sua vocazione, riponendo sotto il tavolo le bandierine di partito e le ambizioni pur legittime delle rispettive classi dirigenti. Stiamo assistendo a cosa accade quando non è così: con il centrodestra che da mesi non riesce a sedersi intorno a un tavolo e proporre candidati sindaci per le prossime importantissime amministrative. Serve una scossa per tutti, e speriamo che davvero arrivi entro l'inizio della prossima settimana. Costretti tutti poi a fare campagna elettorale insieme, magari sarà più facile trovare le ragioni della coalizione.

Dai blog