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"Le scuse di Di Maio mi fanno piacere". Uggetti piange in diretta

Giorgia Peretti
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La puntata di lunedì 31 maggio de L’aria che tira si apre con un’intervista esclusiva a Simone Uggetti. Il talk di approfondimento mattutino sotto la conduzione di Myrta Merlino torna sulla vicenda giudiziaria  dell'ex sindaco di Lodi che è stato prima condannato e poi assolto in appello nel processo che lo vedeva accusato di turbativa d'asta. Ai microfoni di La 7, Uggetti racconta che il 3 maggio 2016 venne arrestato nel cuore della notte dalla guardia di finanza per aver modificato il bando per la gestione delle piscine estive Belgiardino e Ferrabini. A seguito della vicenda, l'attuale ministro degli Esteri si schierò pubblicamente contro Uggetti per chiedere le sue dimissioni e ora ammette “che campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati".

 

 

 

 

Il mea culpa di Luigi Di Maio arriva in una lunga lettera pubblicata sul quotidiano Il Foglio in cui dichiara: “mai più gogna come strumento di campagna elettorale". L’ex primo cittadino di Lodi dopo l’esperienza in carcere sente di essere cambiato forte del fatto che più nulla potrà scalfirlo. Non sono mancati i momenti di commozione nel ricordare la sera che le forze dell’ordine sono entrati a casa e nell’aver coinvolto un suo consigliere di fiducia che era totalmente estraneo ai fatti: “Mi dispiace anche per lui perché è stato arrestato per causa mia in un momento in cui la moglie era incinta di 6 mesi, io avevo dei rapporti con lui perché non mi faceva pagare le parcelle quindi lo facevo per non far spendere soldi in più al comune”- racconta Uggetti, che con un principio di lacrime chiede un bicchiere d’acqua alla Merlino.

Il caso del sindaco di Lodi ha fatto da padrone sulla cronaca dei giornali dell’epoca, alcuni stralci dei verbali venivano pubblicati dando un particolare taglio alla vicenda ancor prima che i giudici si esprimessero. Uggetti confessa che le scuse di Luigi Di Maio sono state gradite, convinto del fatto che in politica non serva gioire delle sofferenze degli avversari: “Le scuse Di Maio mi hanno fatto piacere, perché umanamente si è scusato con me e con la mia famiglia e io personalmente ho apprezzato", commenta così le scuse pubbliche.

 

 

 

 

Sul caso anche Alessandro Sallusti, neodirettore di Libero che commenta la vicenda giudiziaria e mediatica di Uggetti così: “Doloroso l’accanimento che continua, costruire una verità ex poste. Non capisco il nemico di chi è questo signore per meritarsi una seconda gogna. La politica deve chiedere scusa come i giornali e i giornalisti. Ma qui gli unici che si devono scusare sono i magistrati, perché in quel periodo c’era la sede vacante in procura, c’erano dei giudici ragazzini.” Nella vicenda anche Antonello Caporale, firma del Fatto Quotidiano, quotidiano che all’epoca dei fatti si era scagliato contro il caso Uggetti costruendo la verità attorno ai verbali fuoriusciti dalle aule di giudizio. Tutt’ora Caporale difende la loro posizione: “Noi difendiamo il nostro lavoro, in quel tempo era accusato di turbativa d’asta e noi abbiamo raccontato ciò che era accaduto e ciò che gli si imputava senza debordare dai fatti". Sallusti continua così: “L’uso politico della giustizia è data dalla saldatura tra politica, pm e i giornalisti. È il sistema che scatta quando si vuole mettere alle strette qualcuno prima ancora del processo. Anch’io chiedo scusa, qui mi riferisco a Caporale, la differenza è stata che voi avete considerato per tutta la vita quelle carte come il vangelo a prescindere dalle verità che venivano accertate successivamente. Anche il mio punto di partenza sono state le carte dei pm, dalle quali si diceva che questo signore era un mascalzone ma strada facendo gli accertamenti hanno fatto cambiare la narrazione che, invece, voi tenete fissa come vangelo scolpito sulla pietra".

 

 

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