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Verbali segreti, presunte logge e fughe di notizie. Da Milano un altro terremoto per la giustizia

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Interrogatori resi per mesi dall’avvocato siciliano Pietro Amara, ex legale esterno di Eni, davanti ai pm milanesi che indagano su presunte manovre di depistaggio sul caso Eni-Shell Nigeria. Poco meno di dieci incontri con i pm milanesi - con tanto di verbali secretati - durante i quali il legale indagato tira in ballo anche una specie di club segreto in grado di condizionare le nomine della magistratura e non solo, la ’loggia Ungheria', che sarebbe composta da magistrati, politici e imprenditori.

 

Rivelazioni ritenute dai magistrati tutte da verificare, contenute in pagine e pagine di atti che per mesi restano fermi in Procura a Milano senza dare il via a nessun accertamento. Il pm Paolo Storari, uno dei titolari dell’indagine, si lamenta dell’inerzia e ad aprile di un anno fa decide di inviare tutto «per sua tutela» all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo. «Nulla di irrituale - spiega oggi l’ex magistrato - . Ho riferito a chi di dovere». Intanto, però, copie non firmate di quei verbali - di cui al momento non dispone nemmeno il legale di Amara, l’avvocato Salvino Mondello, «proprio perché - spiega - sono scretati», finiscono nella disponibilità di Marcella Contrafatto, dipendente del Csm e assistente prima di Piercamillo Davigo e di Fulvio Gigliotti poi.

La funzionaria, convocata per interrogatorio dagli inquirenti della Procura di Roma, ha deciso di non rispondere alle domande dei magistrati del gruppo reati in danno della pubblica amministrazione che indagavano per calunnia. Anche la sua casa e il suo ufficio a Palazzo dei Marescialli sono stati perquisiti dalle Fiamme Gialle. Dopo l’invio degli atti dalle Procure di Milano e Perugia, Marcella Contrafatto è stata indagata anche per rivelazione del segreto d’ufficio. Pure il consigliere del Csm Nino Di Matteo si vede recapitare una busta con una lettera anonima, nella quale si commentano i passaggi salienti delle deposizioni di Amara. Plico che il magistrato ha poi consegnato alla procura di Perugia, sollecitando un’indagine da parte del procuratore Raffaele Cantone e del suo pool di magistrati.

 

Copie di quei verbali, sempre non firmati, finiscono anche nelle redazioni di tre quotidiani e i giornalisti di Repubblica e del Fatto quotidiano sporgono a loro volta denuncia. L’impiegata del Csm, ora sospesa dal servizio, potrebbe non essere l’unica a rischiare il procedimento disciplinare. «Né io né il mio ufficio abbiamo mai avuto conoscenza della disponibilità da parte del consigliere Davigo o di altri di copie di verbali di interrogatorio resi da Piero Amara alla Procura di Milano. Si tratta di per sé di una grave violazione dei doveri del magistrato, ancor più grave se la diffusione anonima dei verbali fosse da ascriversi alla medesima provenienza. Non appena pervenuti gli atti necessari da parte delle Procure competenti, la Procura generale valuterà le iniziative disciplinari conseguenti alla violazione del segreto, per la parte di sua spettanza», sottolinea il Pg della Cassazione Giovanni Salvi, membro di diritto del Csm, a cui spetta congiuntamente con il ministero della Giustizia il compito di promuovere l’azione disciplinare nei confronti di altri magistrati.

 

«Nella tarda primavera dell’anno passato, Piercamillo Davigo mi disse che vi erano contrasti nella Procura di Milano circa un fascicolo molto delicato, che riguardava anche altre procure e che - a dire di un sostituto - rimaneva fermo; nessun riferimento fu fatto a copie di atti», ha chiarito Salvi, spiegando che informò «immediatamente il Procuratore della Repubblica di Milano». E il vice presidente del Csm David Ermini rincara la dose parlando di «manovre opache e destabilizzanti» e di «un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura». Ermini auspica anche «la più ferma e risoluta attività d’indagine da parte dell’autorità giudiziaria al fine di accertare chi tenga le fila di tutta questa operazione». 

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