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Riaperture, caos sul decreto Covid: così è un farsa

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Fosca Bincher
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Ha senso riaprire i ristoranti la sera solo all'aperto dal 26 aprile e con l'obbligo di cacciare tutti fuori dal locale alle 21,30 perché poi alle 22 scatta il coprifuoco? No, non ne ha alcuno. In quelle condizioni mezza Italia non penserebbe nemmeno lontanamente di andare a cena fuori e l'altra metà abituata a cenare prima probabilmente non andrebbe lo stesso, perché dovrebbe comunque correre a mangiare, stare al freddo in attesa di piatti freddi perché con quelli caldi si rischia di non finire il pasto in tempo: non sarebbe un piacere (pure costoso) come deve essere un'uscita serale. Oltretutto non avendo previsto prima deroghe ad ogni normativa per le riaperture, e quindi non potendo montare gazebo all'esterno del locale, ogni sera diventerebbe una avventura: se piove all'improvviso i ristoratori che non possono fare continuare la cena ai clienti al chiuso, rischiano non solo di non incassare un euro, ma di dovere pure risarcire qualcosa a chi è stata rovinata la cena. Per altro sono migliaia i locali che non possono usare spazi esterni, o perché non situati sulla strada o perché in luoghi dove si impedirebbe il passaggio mettendo fuori dei tavolini.

La sola conseguenza che c'è con la scelta incomprensibile fatta da Mario Draghi e dal suo governo è quella di fingere di aprire per non dovere più risarcire queste categorie nemmeno con quella barzelletta che si sono rivelati i mini ristori. E' un danno ulteriore, uno schiaffo immeritato per quella povera gente a cui da un anno è stato soprattutto impedito di lavorare. Allora bisognerebbe chiedersi perché si sia deciso così. E temo che il motivo sia uno solo: non avere mai pensato alle persone interessate da queste norme (ristoratori e clienti), ma solo a dare un colpo al cerchio di Matteo Salvini e alla botte di quell'altra parte della sua maggioranza composta da quella masnada di vecchi e comunisti impauriti che hanno in odio qualsiasi piacere e divertimento degli italiani perché ai loro occhi sarebbe “immorale”. Gli italiani hanno fatto di tutto per liberarsi da questa zavorra del Paese dicendo in ogni urna possibile che non li volevano più al governo, ma quelli lo hanno occupato militarmente grazie a congiure di palazzo consentite da quei fessi di grillini, che non hanno ancora compreso quando pagheranno caro quell'abbraccio mortale.

Che ognuno tiri la giacca di Draghi dalla sua, capita. Però ci si attendeva che l'uomo - per la sua storia- avesse l'orgoglio e la personalità per scegliere lasciando strepitare qualche minuto (di più non sarebbe) i compagni di viaggio. Ma non sembra così, e se c'è un modo fallimentare per governare è proprio quello seguito in questa occasione: dare un contentino a Salvini dicendo “riapriamo” e trasformando tutto in farsa grazie al coprifuoco alle 22 (che non ha alcuna base scientifica) per dare l'altro contentino all'altra masnada di e comunisti con la pessima frittata che ne è il risultato plastico. Se il premier era davvero allarmato (e qualche ragione ci sarebbe) per la curva dei contagi che fatica a piegarsi come invece era accaduto l'anno scorso, se a complicare quella strada in discesa c'è anche il clima assai più freddo di quel che era consuetudine in questo periodo, bastava non dare un colpo alla botte di Salvini. Non è il caso di riaprire il 26 aprile? Spostiamo le riaperture al 15 maggio. Dentro e fuori, perché altrimenti è una farsa. Non si è in grado di riaprire il 15 maggio? Si decida una settimana prima con i dati sulla epidemia. Se bisogna ancora tirare la cinghia e aspettare qualche ristoro, non sarà la settimana in più che cambierà questo periodo. A Draghi sarebbe bastato parlare agli italiani- cosa che non sta facendo proprio nei momenti più necessari- e magari sbuffando sono convinto che avrebbero capito. Ma questa farsa che è il decreto riaperture non aiuta nessuno e non fa onore nemmeno alla biografia del premier. Ascolti tutti, e prenda lui una scelta come si attendono gli italiani pensando al bene comune e non agli orticelli dei partiti che lo affiancano. Altrimenti imboccando strade come quelle del decreto 26 aprile quello straordinario patrimonio di fiducia che ha accompagnato Draghi il giorno del suo arrivo si disintegrerà come petali all'urlo del maestrale.
 

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