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Maratona per Ambrogio Crespi: "Non merita il carcere"

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Francesco Storace
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Sbattetelo dentro. Toglietelo ai suoi cari. Con lo stigma del mafioso. Ambrogio Crespi, la giustizia che ti lascia a bocca aperta, perché ti pare tutto così incredibile, inspiegabile, persecutorio.

Ma la legge è legge, dicono, e così può accadere che ti appioppino sei anni di galera per aver fatto votare uno che non conoscevi in un’associazione mafiosa con cui non c’entri nulla. Perché questa è la verità dei fatti e lo sa chiunque ha conosciuto Ambrogio Crespi, che non è solo il “fratello del sondaggista”, ma un regista di qualità che le opere migliori le ha dedicate proprio alla lotta a Cosa Nostra. Oltre, l’opera che vive è quella del supercarcere della città lombarda. I casi strani della vita: si chiama proprio Opera il luogo di sua nuova residenza.

Non tutti ci credono. Non ci credono tutti quelli che lo hanno frequentato. Se il carcere deve riabilitare, con il suo estro artistico Ambrogio Crespi ha già riabilitato di suo tanta gente. E domani partirà un’iniziativa per la grazia. Che non è un quarto grado di giudizio, ma un’istanza al Capo dello Stato perché la “rieducazione” in questo caso non sortirebbe ulteriori effetti: già oggi tantissime persone potrebbero testimoniare chi è davvero Ambrogio Crespi.

Chi vorrà saperne di più, si sintonizzi su Radio Radicale. Domani sarà una programmazione davvero speciale, dedicata al suo caso, dalle ore 10 alle 18, in diretta dal sito RadioRadicale.it e su Radio Radicale FM (dalle 12/13.30 e 15.30/17) con una Maratona Oratoria dedicata alla campagna per il regista autore di “Spes contra spem-Liberi dentro”, condannato il 9 marzo scorso a 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo aver scontato già quasi un anno di carcerazione preventiva.

La maratona di domani, a cui parteciperanno giuristi, intellettuali, politici, giornalisti amici di Ambrogio Crespi, sarà l’occasione per dar voce a chi ha conosciuto l’uomo Ambrogio e, per questo, condivide il senso di una battaglia che coglie “l’insensatezza della esecuzione di una pena “inutile” che nei confronti di Ambrogio Crespi rischia di risolversi in un trattamento degradante e contrario al senso di umanità”.

Per parte nostra, non possiamo non riferire dei tanti dubbi sulla sentenza. Che permangono e sono lievito di tante perplessità su una reclusione che per molti resta ingiusta. La pena si fonda su alcuni elementi che forse avrebbero dovuto essere accertati con maggior rigore.

1. Le telefonate intercettate, innanzitutto. Ci si è avvalsi di telefonate intercettate che risalgono al 2013. Ma i fatti contestati – il voto di scambio – si riferivano alle regionali lombarde del 2010, ovvero tre anni prima. Non c’è mai la voce di Crespi, ma quelle di persone che parlano di lui tanto tempo dopo.

2. La figura del suo principale accusatore era quella del solito pentito. Con una particolarità: l’uomo ritrattò in udienza, confessando di essersi inventato tutto. Ma siccome una perizia lo indicò come soggetto instabile si decretò che era inaffidabile…

3. Voti a chi? Ambrogio Crespi non ha mai conosciuto il politico (l’ex assessore regionale Domenico Zambetti) a cui avrebbe "portato voti". I due si sono indubbiamente conosciuti: ma solo quando Ambrogio è entrato per la prima volta nel carcere di Opera (Milano) per la "carcerazione preventiva" (durata 200 giorni). 

4. Addirittura si è raccontato che proprio quel pentito fosse stato il testimone di nozze di Ambrogio Crespi: lo ha sostenuto il pubblico ministero nella sua accusa. Ma tutti i partecipanti al matrimonio sanno che invece fu suo fratello Luigi, e anche che Ambrogio Crespi non si è sposato due volte, come incredibilmente sostenuto dagli inquirenti. Sua moglie è Helene Pacitto con cui hanno i loro splendidi bambini.

5. In quel 2010 Ambrogio Crespi fu effettivamente impegnato in una camagna elettorale. Ma in Albania a curare la campagna elettorale dell'attuale premier.

6. L’impegno civile contro la criminalità organizzata porta anche la firma di Ambrogio Crespi, che ha realizzato "Spes contra Spem", definito dall'allora ministro della giustizia Andrea Orlando un "manifesto contro le mafie", prendendo parte alla presentazione del film al festival di Venezia. 

7. Altri docufilm di Ambrogio Crespi, come "Terra Mia", sono stati un emblema di resistenza contro la Camorra e le "n'drine", andando a dar voce a chi resiste a queste logiche criminali proprio a San Luca, in Calabria. A sostegno di "Terra Mia" si è schierato il sacerdote antimafia Don Merola.

Poi, alcune delle tantissime testimonianze della società civile, di quanti si sono detti “scioccati” dalla decisione della Cassazione, come ha detto il giornalista Luca Telese. “Conosco i fatti nei dettagli non solo perché ho incrociato sul lavoro Crespi come regista e come uomo, redento straordinario dopo quella vicenda giudiziaria che lo aveva portato in carcere – ha detto Telese - ma anche perché ho seguito e mi sono informato sui dettagli di questa inchiesta che sono demenziali". 

Ha preso posizione anche Clemente Mimun, direttore del Tg5: “Non ho mai avuto bisogno di vedere che diventava un bravo regista antimafia per avere chiaro che non fosse minimamente colluso con quegli ambienti -dice Mimun- Spero che in ambito europeo ci sia la possibilità di riparare a quella che io penso sia un'ingiustizia". "Io penso che sia una condanna sbagliata. Non sono un magistrato, ma ho paura che tante volte parta un meccanismo tale per cui chi ne è stato motore non abbia il coraggio di fermare la macchina. Non sarebbe la prima volta", osserva il giornalista. 

E ancora, il testimone di giustizia che interpretò una parte nel film Terra mia: Benedetto Zoccola, testimone di giustizia, vicesindaco di Aversa (Ce) e consigliere comunale a San Luca (Rc), sotto scorta per aver denunciato la camorra. “Le sentenze vanno rispettate, però ritengo che Ambrogio Crespi sia una persona perbene. Sono davvero molto provato, non trovo le parole". “Sono amareggiato, e lo sono anche perché il procuratore generale aveva chiesto l'annullamento del processo”. 

Già, c’è stato anche questo nell’odissea giudiziaria. Ad un passo dal traguardo, l’accusa che sostiene che la mafia non c’entra nulla e il rinvio in appello del processo. Invece no, la mannaia. Giustizia…

L’epitaffio lo verga proprio il prete anticamorra don Luigi Merola. ”Per me Ambrogio Crespi, e lo dico dopo aver lavorato con lui in questi anni, ha rappresentato la bellezza della legalità, è uno che ha creduto nel progetto di recupero anche dei miei bambini sottratti alla camorra. Nei suoi occhi ho sempre visto la verità, la sincerità, la trasparenza, e una sentenza del genere fa crollare l'edificio della giustizia italiana”. 

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