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Morra insiste e fa disastri comunicativi. Ora c'è anche il mistero sulla sua scorta

Francesco Storace
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Speriamo che sia tutto finito. Perché anche il disastro comunicativo di Nicola Morra, presidente della commissione antimafia, ha registrato nuove puntate. Nella piazzata che si sarebbe svolta l’altroieri nella Asl di Cosenza, avrebbe ragione solo su un punto, quando si è parlato dei suoi suoceri, come riferivano le fonti giornalistiche locali.

 

Ma le successive dichiarazioni del dottor Mario Marino, responsabile del centro «visitato» da Morra, continuano ad attribuirgli parenti da vaccinare. Se la vedranno loro in tribunale, se ci saranno le querele annunciate reciprocamente e una volta tanto non contro l’informazione.

 

Ma il disastro sono i due video, ciascuno a distanza di due ore e mezzo dall’altro, con cui il presidente della commissione antimafia ha tentato di chiarire la propria posizione. Forse avrebbe fatto meglio a parlare, sin dalla stessa sera, con i giornalisti che lo cercavano domenica. Compreso Il Tempo, che ha lasciato tracce sul suo profilo messenger e sul suo indirizzo e-mail.

In entrambe le dirette facebook Morra non ha ovviamente risposto alle domande del caso. Non solo se è vero quel che dice il dottor Marino sui parenti da vaccinare, ma anche sull’uso abbastanza spericolato di una scorta che è a sua disposizione per difenderlo dalla mafia e non dai medici.

Lo ha ammesso lui stesso: i due agenti che stanno a sua protezione si sono messi a chiedere le generalità delle persone incontrate presso il presidio sanitario.

 

Il bello è che la notizia del blitz di Morra è di ieri mattina. E lui ci ha messo 24 ore per fare ben due video di «smentita». 

Parla, Morra, anche di prerogative parlamentari per giustificare la sua incursione presso la Asp cosentina. Dove ha letto questa cosa nessuno lo sa. Tanto è vero che il medico – che poi si è sentito male – vuole denunciarlo anche per interruzione di pubblico servizio oltre che per abuso di potere. E ha aggiunto: «Morra si è presentato sabato mattina mentre eravamo in piena attività, stavamo organizzando e pianificando l’attività di vaccinazione per questa settimana. È entrato e si è messo a urlare. Diceva "questo numero non funziona", noi gli spiegavamo che non era più attivo per le prenotazioni, ma era tutto inutile. Poi ha chiamato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri e il commissario ad acta della sanità calabrese, Guido Longo, con i quali non credo abbia fatto una gran bella figura. Loro, i grillini, dovevano affossare il sistema, ma non ho mai visto uno della Prima Repubblica venire da noi comportandosi in quella maniera. Ma urlava non per un fatto di servizio pubblico, che riguardava i cittadini, ma perché i suoi parenti non erano stati chiamati. Dunque, per un fatto suo personale. Sta di fatto che alla fine ho avuto un malore. Lo querelerò per abuso di potere e forse anche interruzione di pubblico servizio».

Ma la cosa ancora più grave è proprio l’identificazione dei presenti da parte dei due poliziotti, che ha suscitato le ire di qualche rappresentante sindacale. È la Federazione Sindacale della Polizia di Stato ad esprimere «massima vicinanza ai colleghi coinvolti in questa triste vicenda, che auspichiamo non sia reale, immaginando lo stato di imbarazzo al quale sono stati costretti ad "operare", dopo le notizie trapelate in queste ore rispetto al blitz del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza». Il segretario nazionale del sindacato, Giuseppe Brugnano, e il segretario regionale, Rocco Pardo, hanno spiegato: «Se è vero quanto denunciato dal dirigente del servizio prevenzione dell’Asp di Cosenza, secondo il quale gli uomini di scorta al presidente della Commissione Antimafia, l’onorevole Nicola Morra, sarebbero dovuti intervenire per uno sfogo del parlamentare, siamo di fronte a chi intende "gestire" l’apparato sicurezza a suo uso personale». 

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