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Pace finita tra Salvini e Zingaretti. Scontro sui divieti fino a Pasqua

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La tregua è già finita. È durato dieci giorni il ‘patto di non belligeranza’ tra Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, che sono tornate a darsele di santa ragione sulle misure di contenimento del Covid. A sguainare la sciabola per primo è il segretario della Lega, che convoca la stampa a San Luigi dei Francesi, a pochi passi dal suo ufficio in Senato, per presentare la squadra di sottosegretari del Carroccio e dire la sua sull’attualità politica. Ed è lì che arriva la prima stoccata, sul prossimo Dpcm che entrerà in vigore dal 6 marzo. Prima dice che va data “parola al buon senso”, poi affonda il colpo: “Parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani”.

Il riferimento alle parole di Roberto Speranza, durante l’informativa alle Camere del giorno precedente, è puramente voluto. Questo perché “i sindaci di tutta Italia, di tutti i colori politici, chiedono di riattivare alcune attività economiche, sociali e imprenditoriali che non comportano nessun rischio”, spiega il leader del Carroccio. Che rincara la dose: “Mi rifiuto di pensare ad altre settimane o altri mesi di chiusura e paura. Se ci sono situazioni locali a rischio si intervenga a livello locale”.

La notizia rimbalza alla velocità della luce sugli smartphone di tutti i capi politici, compreso quello del segretario Pd. Che non aspetta un secondo a contrattaccare, via Facebook: “Vedo che, sulla pandemia, Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia”. Zingaretti alza il tiro sempre di più: “Prima sono state le mascherine, che erano inutili, ora, cavalcando la stanchezza di tutti, si attaccano le regole per la Pasqua. Quello che è irrispettoso per gli italiani e gli imprenditori, è mettere a rischio le loro vite e prolungare all’infinito la pandemia e quindi la possibilità di avere la ripresa economica”. Il presidente della Regione Lazio manda un messaggio chiaro a quello che, per ora, è il suo alleato di governo: “Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dall’esecutivo e rispettarla”. Perché “così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone. I problemi si risolvono, non si cavalcano”.

Che la situazione sia incandescente – e potenzialmente esplosiva – si avverte anche durante la Direzione nazionale del Pd. Zingaretti, infatti, non molla la presa anzi morde Salvini quando dice di vedere “in una maggioranza così ampia un rischio, che già in queste ore si sta manifestando, ma anche una sfida”. Poi spara a zero bollando come “obbrobrio giuridico” i decreti Sicurezza, rivendicandone la cancellazione “grazie al lavoro del Pd e in particolare dal sottosegretario Matteo Mauri”. La replica non tarda, indiretta ma pungente, come sale su una ferita ancora da rimarginare. “Tutti i bimbi strappati alle famiglie dal ‘sistema Bibbiano’ sono tornati a casa da mamma e papà”, scrive Salvini in una nota, ringraziando “chi ha denunciato e chi ha combattuto e non si è arreso”. La ‘battaglia’ politica, invece, sembra solo all’inizio.

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