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L'Italia cambia colore. Quali sono le regioni a rischio

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Nelle prossime ore i «contendenti» delle due fazioni avranno terreno particolarmente fertile per le loro argomentazioni in quanto, come ormai ogni venerdì l’Italia si appresta a «cambiare colore». Parliamo ovviamente delle tinte che rappresentano il rischio epidemiologico sulle mappe della penisola - attualmente prevalentemente gialla - che potrebbe vedere un incremento delle zone arancioni soprattutto a causa della diffusione delle nuove varianti della malattia. Le regioni più a rischio di diventare arancioni sarebbero Campania, Emilia Romagna e Molise ma in bilico ci sono anche Lazio, LombardiaFriuli Venezia Giulia e Piemonte. Situazione difficile anche per l'Umbria che rischia di diventare zona rossa.

 

 

Colori e cifre saranno in questo caso l’argomento sul quale andrà in scena l’ennesimo braccio di ferro tra il governo e i presidenti delle Regioni, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, intenzionato a basare il proprio giudizio sui freddi numeri anche se diversi rappresentanti delle regioni in bilico (Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Piemonte) sembrano compattamente decisi a porre un diniego alle richieste di irrigidire le misure di contenimento, consapevoli delle ricadute che il cambio di colore avrebbe sulle attività commerciali e i locali pubblici.

 

 

Il tentativo dell’esecutivo di Mario Draghi - che potrebbe convocare oggi stesso un vertice sul Covid — è proprio quello convincere le amministrazioni locali che un eventuale passaggio in arancione, anche laddove ci sia una situazione leggermente inferiore alla soglia critica dell’Rt 1, potrebbe evitare un passaggio diretto in zona rossa tra una settimana. Come finirà? Per saperlo non c’è che da aspettare. Pregando che nel frattempo il Covid, sull’onda della variante inglese, non inneschi anche in Italia quell’effetto di moltiplicazione dei contagi che secondo alcuni esperti, se non frenato per tempo, potrebbe tornare a far contare il mese prossimo anche 40mila contagi al giorno.

 

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