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Oltre al danno la beffa, sulle piste da sci scoppia la rivolta delle Regioni

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«C’è molta rabbia. Non nel merito, non siamo scienziati e al primo posto viene la tutela della salute. Quello che è accaduto spero sia un’ultima volta perché non è più tollerabile». Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, ospite di Mattino Cinque su Canale 5, in merito agli impianti sciistici. «La settimana scorsa - ha continuato - il comitato tecnico scientifico ha dato il via libera alla riapertura degli impianti per le regioni in zona gialla. Abbiamo lavorato come regioni, insieme ai gestori degli impianti e agli enti locali, per riaprire le piste da sci con regole ancora più stringenti. Solo pochi giorni fa noi presidenti - ha proseguito - abbiamo detto che non volevamo la riapertura dello spostamento tra regioni nemmeno in zona gialla. Ci sono gestori e imprenditori che hanno lavorato per rimettere a posto le piste, per assumere personale, con prenotazioni».

 

Per Bonaccini apprenderlo "poche ore prima che riaprano le piste, comporta che oltre al danno c’è la beffa. Nel merito non ci permettiamo di giudicare - ha sottolineato - perché è giusto tutelare la salute e se ci sono nuovi rischi è bene prendere provvedimenti, ma non si può arrivare poche ore prima dalla riapertura perché è inaccettabile. Dico anche agli esperti: un po' meno interviste e discutiamo di più tra di noi e nei luoghi dove bisogna discutere e poi la politica prende le decisioni".

E sul tema torna a parlare anche il governatore del Veneto Luca Zaia in un'intervista al Corriere della Sera: «Ora non si può più parlare soltanto di ristori - sostiene Zaia - In questo caso ci vorranno degli indennizzi. Dei riconoscimenti per il danno subito». Dietro alla montagna invernale «ci sono sì gli impianti di risalita, i grossi operatori. Ma c’è anche una nuvola densa di piccole attività, dalla ristorazione ai maestri di sci, che non è codificata ma è imponente. Ci sono gli stagionali...Il danno è colossale». Al di là dei ristori serve un risarcimento «perché in questo caso, nella prospettiva di riaprire a breve, gli operatori avevano già battuto le piste e messo le indicazioni, bar, ristoranti e rifugi avevano fatto magazzino, gli stagionali si erano diretti in montagna...A tutte queste persone dici di no il giorno prima? Dopo investimenti particolarmente gravosi, dopo una stagione come quella che è stata? Non ci sono parole per descrivere la rabbia, motivata, dei nostri operatori».

 

È una decina di giorni che «assistiamo a un crescendo di dichiarazioni da parte di tecnici e scienziati sull’apertura o meno degli impianti. Un maggior anticipo ci poteva stare...Io avevo fatto l’ordinanza proprio per tener fuori il Carnevale, ma il punto è un altro: mi rifiuto di pensare che occorrano i dati del venerdì per decidere che bisogna tenere chiuso il lunedì. Lo dico proprio per il rispetto che porto agli scienziati». La salute «viene prima di qualunque altra cosa, dubbi non ce ne sono. E mi rendo conto che per la politica le ultime settimane sono state difficili. Ma è pur vero che gli operatori avevano letto un Dpcm che consentiva di riaprire il 15 febbraio». E dunque «il provvedimento in "zona Cesarini" qualche dubbio lo lascia: ci sono dei tempi che se non sono rispettati, mandano tutto in deflagrazione».

 

 

 

 

 

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