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"È preoccupato per i pescecani della politica". Le ombre sul governo di Draghi

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Passata la sorpresa è già arrivata l'ora del pallottoliere. Perché il premier incaricato Mario Draghi dovrà trovare una maggioranza per il suo governo in un Parlamento dove la tensione e le divisioni sono altissime.

 

"Ho visto Draghi preoccupato, teme i pescecani della politica italiana. Conte ha sbagliato a dimettersi, lo vedrei bene come ministro degli Esteri. Renzi? È completamente inaffidabile perché non ha cultura politica, tutto ruota intorno alla sua ambizione personale", spiega il professore Gianfranco Pasquino, politologo e accademico, intervenuto ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

 

"Conosco Mario Draghi dal 1974, quando giocavamo a pallone insieme la domenica pomeriggio - ha affermato Pasquino -. Probabilmente oggi Draghi è ben altra persona che un semplice studente di dottorato. Ieri l’ho visto piuttosto preoccupato e anche leggermente emozionato. Penso che lui abbia due tipi di preoccupazioni: non essere sufficientemente addentro alla politica italiana che è fatta anche di molti pescecani e magari teme che qualche politico cerchi di ingannarlo sulle sue reali intenzioni, poi è preoccupato perché i problemi sono grandissimi e non sarà affatto facile correggere quelli che lui ritiene siano gli errori del precedente governo".

 

"La politica è fatta anche di rapporti personali e su questo l’ho visto molto preoccupato. Il governo tecnico non esiste, questo potrebbe essere un governo fatto da non politici, da questo punto di vista Draghi potrebbe essere un primo ministro non politico in quanto non eletto, ma lo era anche Conte - spiega Pasquino - Il punto fondamentale è che sarebbe un governo fatto da persone che non hanno una carriera politica, ma ovviamente tutti i governi sono politici. La politica non è morta, sono stati sconfitti tutti i politici mediocri che hanno aperto una crisi senza alcun bisogno e che si sono comportati in maniera irresponsabile. La riaffermazione della politica l’abbiamo subito avuta, con la decisione del presidente Mattarella".

Sul ruolo del Pd nella crisi, "sento delle critiche molto ingenerose e anche fattualmente sbagliate. Premetto che non sono mai stato iscritto nel Pd, che secondo me è un amalgama mal riuscita. Ma sono contrario a criticarlo oggi perché hanno svolto un ruolo fondamentale nel creare il governo giallorosso e sono stati il punto di equilibrio all’interno di una coalizione composita, il partito c’è, è l’unica organizzazione partita che ancora esiste. Il Pd può ancora svolgere una funzione importante, sarà il punto su cui Draghi potrà fare maggiore affidamento", spiega. Quanto a Conte, dice Pasquino, "potrebbe essere un buon ministro degli Esteri, conosce l’inglese, ha dei rapporti con il mondo europeo. Nella storia della politica italiana molti presidenti del Consiglio sono poi diventati ministri degli Esteri. Se vuole rimanere, questo sarebbe un ruolo importante. Immagino che in questo momento sia molto deluso per la situazione dovuta ad alcuni suoi errori, ma soprattutto a Renzi che non ha mantenuto la parola. Probabilmente Conte non doveva dimettersi, perché aveva ottenuto la fiducia sia alla Camera sia al Senato, dimettendosi ha aperto una strada ad una soluzione alternativa. Immagino che abbia avuto delle pressioni, che qualcuno l’abbia convinto che non ce l’avrebbe fatta".

Poi c'è il nodo Matteo Renzi. L'uomo che "tecnicamente  ha distrutto il governo Conte due. Non ha seguito le indicazioni di Mattarella sui costruttori, adesso dice che si riconosce pienamente in quello che dice Mattarella. È completamente inaffidabile perché non ha cultura politica, tutto ruota intorno alla sua ambizione personale", conclude. 

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