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Un governo di garanzia è cento volte meglio di questa maggioranza

Andrea Amata
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Con l’incarico esplorativo conferito al presidente della Camera Roberto Fico, che rappresenta nei Cinque stelle la componente ideologica più attigua alla sinistra, si apre la fase delle consultazioni soprattutto nell’area dell’ex maggioranza per tentare di ricomporre il quadro politico ex ante la crisi innescata da Matteo Renzi.

La figura di Fico, essendo favorevole all’orientamento progressista sui temi etici e sociali come l’eutanasia, lo ius soli, le adozioni da parte delle coppie omosessuali e l’immigrazione indiscriminata, sicuramente non attrae il settore moderato dello scacchiere politico, pregiudicando l’allargamento dello spazio politico dei giallorossi. Così come le dichiarazioni dinamitarde di Alessandro Di Battista contro l’apertura del MoVimento 5 Stelle nei confronti di Matteo Renzi, definendolo un «accoltellatore professionista», può destabilizzare ancora di più il già precario perimetro di movimento dell’«esploratore» Fico.

 

Gli oltranzisti alla Dibba, che minacciano scissioni in caso di un governo che includa Italia Viva di Matteo Renzi, rende determinante l’operazione di coinvolgimento dell'area moderata per compensarne le defezioni. Il presidente della Camera non può, peraltro, essere la foglia di «Fico» che copre le pudenda del Conte Ter perché sull’avvocato di Volturara Appula pende il veto sia di Renzi in un'ottica di ricomposizione della maggioranza sia del centrodestra in funzione di una collaborazione istituzionale. Dunque, riproporre Conte sarebbe un atto di ostilità verso la pacificazione del clima istituzionale e di complicazione con il rischio di arenare ulteriormente la soluzione della crisi, irritando l’inquilino del Quirinale.

Una volta verificata la fragilità di un riassetto politico lungo l’asse giallorosso (M5s-Pd-Leu) con Italia Viva indisponibile a riproporre una formula di governo sbilanciata nei contenuti programmatici verso politiche assistenziali e giustizialiste, assisteremo alla richiesta di un supplemento di consultazioni al Colle con l’archiviazione del tentativo di riorganizzare una maggioranza politica e l’inizio della verifica sulla fattibilità di un governo di unità nazionale guidato da un nome di alto profilo che potrebbe essere l’ex governatore della Bce, Mario Draghi, o l’ex presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia.

 

Condividere un percorso di garanzia istituzionale, dettato dalla straordinarietà dell’emergenza pandemica, può preludere ad un’ampia convergenza sul nome del successore di Sergio Mattarella. Occorre confrontarsi realisticamente con la configurazione dell’attuale legislatura che completerà il suo fisiologico decorso, perché la riduzione di 1/3 dei parlamentari agisce da forte fattore di freno sullo scioglimento anticipato delle Camere. Un governo di unità istituzionale è il modo migliore per rendere indolore politicamente la prosecuzione della legislatura, che ha il compito storico di programmare ed implementare l'utilizzo delle massive risorse europee. Sottrarsi a questo fondamentale tornante della storia non conviene alle forze politiche perché le spese a debito di oggi condizioneranno le scelte future, che vanno difese dal rischio che possano essere ipotecate dall’incompetenza grillina.

 

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