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Lo sfogo di Flavio Briatore: questi politici sono scarsi, al voto subito

Antonio Siberia
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La politica, la crisi, Conte, Renzi, le elezioni, la pandemia, le imprese, i soldi che arriveranno dall’Europa e molto altro. Insomma, l’Italia di oggi secondo Flavio Briatore. In un’intervista. 
Briatore, come vede la politica del Belpaese?
«La mia idea è che noi viviamo ormai da circa un anno in una situazione non democratica perché abbiamo un Premier che non si rivolge quasi più al Parlamento, che va avanti a colpi di decreti, che parla soprattutto coi suoi consiglieri». 
Lei è per le elezioni subito? 
«Bisogna dire in modo chiaro una cosa: non è vero che una crisi di governo o le elezioni anticipate siano incompatibili con l’emergenza. È il contrario: è proprio nell’emergenza che se un Governo rivela la sua inadeguatezza va cambiato. Nelle aziende, quando è che cambi l’amministratore delegato? Quando la situazione sul mercato diventa difficile e vedi che il tuo ad non ce la fa. Gli amministratori delegati si cambiano non quando le cose vanno bene ma quando vanno male. Per non parlare di certe affermazioni dei politici che spesso vanno ospiti in televisione a fare paragoni con gli altri Paesi, dicendo frasi del tipo "anche la Francia è chiusa"». 
Cosa non le torna in queste affermazioni? 
«È vero la Francia è chiusa ma ha dato il 20% del fatturato del 2019 ai ristoranti che ha chiuso. Se uno fatturava un milione, loro gli hanno dato 200mila euro. Ed in più hanno erogato la cassa integrazione all’80% dello stipendio netto del dipendente. Alla fine cosa succede? Chi sta a casa in Francia ha ricevuto i soldi necessari per non impoverirsi e per non fallire». 
Perché in Italia non si è fatto come in Francia? 
«Perché non sono adeguati, non c’è nessuno che ha senso pratico tra questi che governano. In Italia poi la metà delle persone lavorano per lo Stato, e più sono chiusi più sono contenti tanto lo stipendio gli arriva lo stesso. Gli altri, partite Iva, autonomi, ristoratori invece non ce la fanno ma non perché non siano bravi ma perché è impossibile farcela con i ristori che ci sono. Perché tu mi chiudi non per demerito mio ma per tua scelta. Se io vado fallito perché sbaglio è un conto ma se sono le regole che tu imponi che mi fanno stare chiuso e rischiare di fallire allora devi aiutarmi in modo sostanzioso, non con elemosine». 
Adesso dovrebbero arrivare i miliardi del Recovery Fund, ma Renzi ha detto che il piano del Governo non è adeguato ed ha per questo aperto la crisi. Cosa ne pensa? 
«Io sono apolitico ma Renzi su questo ha ragione da vendere, ha detto la verità. E quando dici la verità in Italia sei odiato. Non prendono il Mes, volevano una task force, riempirsi di 300 consulenti, immagini un po’. Trecento Arcuri per gestire il Recovery; ma è possibile che nei Ministeri non ci siano funzionari bravi? Questi miliardi dell’Europa sono una grande occasione ma andranno spesi bene, non in banchi a rotelle, in monopattini, nei vari bonus. La mia grande preoccupazione è che questi al Governo non siano adeguati. Conte è un professore che si è trovato premier grazie a Salvini, Di Maio e poi a Renzi». 
Secondo lei Conte farà un suo partito? 
«Non lo so e non mi interessa. Io a questo Governo non farei gestire neppure un milione di euro altro che duecento e passa miliardi. Pensi a Colao, bravo manager, io lo conosco, lo avevano chiamato ma poi non è successo niente. Quelli bravi se ne vanno, questo è il fatto perché è tutta e solo politica. Lo si vede anche in questi giorni: Renzi sul Recovery, opere pubbliche, economia, sanità ha posto problemi veri, reali, e la risposta è stato solo un parlare di politica. Il fatto è che in Italia - e non ne faccio una questione di destra, di centro o di sinistra - i politici sono scarsi».
Perché scarsi? 
«Perché molti di loro se perdono il posto in Parlamento non hanno un’alternativa di lavoro dove poter guadagnare gli stessi soldi. E c’è chi rischia pure di finire disoccupato». 
L’Italia ce la farà a risollevarsi? 
«In Italia ci sono imprenditori straordinari. Bisognerà vedere se questi soldi dell’Ue saranno investiti equamente, con razionalità ed obbiettivi chiari. Temo che la politica non ce la farà a spenderli bene, e questo sarebbe un grave danno per l’Italia. Se non c’è una scossa l’Italia non ce la farà. Le dico di più: questi che governano non ce la fanno. Per questo secondo me sarebbe meglio fare le elezioni. In un momento di crisi come questa serve gente solida, si è parlato molto di Mario Draghi. Ma da solo, vedi la vicenda di Colao, non ce la fai. Servono i migliori. Non usciremo dalla crisi con i monopattini. Quelli piacciono molto a Brera (quartiere di Milano), dove son tutti ricchi e radical chic ed uno prende il suo monopattinino e gira in centro. Ma se stai a Busto Arsizio per andare a lavorare non prendi il monopattino». 
Fuori d’Italia come vanno le cose? Lei ha da poco aperto il Billionaire a Riyad.
«Abbiamo aperto lì un mese fa. A Dubai siamo aperti completamente da prima perché dal giorno uno della pandemia se entravi nel Paese avevi bisogno del tampone, non della quarantena, altrimenti non entravi. In Arabia Saudita due giorni fa abbiamo avuto la licenza per l’intrattenimento. Tutti i paesi si stanno muovendo, stanno investendo, ma lo fanno su cose concrete. In Arabia hanno messo 350 miliardi per il turismo. Adesso abbiamo mille telefonate di prenotazioni al giorno, a Riyad, ma stiamo rispondendo che le prime le prenderemo a marzo perché siamo pieni. Consideri che tra Dubai e Riyad stiamo dando lavoro a circa 350 persone». 
Il 2020 è stato l’anno della pandemia e pure il 2021 per adesso non promette bene. Cosa potevamo fare di diverso?
«Prendiamo i ristoranti. Se hanno rispettato tutto quello che dovevano rispettare, perché chiuderli? E poi la comunicazione della paura. I virologi, molti di loro, sempre in tv a spingere per il chiudere tutto. Il Cts, il comitato tecnico scientifico, dove sono sempre gli stessi da un anno. Bisognerebbe fare tante cose. Far funzionare meglio e potenziare le cure domiciliari per i malati che vengono lasciati a casa. Aumentare la qualità delle cure, non spaventare le persone».
Di recente il professor Alberto Zangrillo ha spiegato che il coronavirus in Lombardia non è un’emergenza e che «l’applicazione di una misura coercitiva cromatica (ndr, i colori delle regioni) dovrebbe scattare solo in casi estremi». È d’accordo?
«Sì. Guardi cosa è successo sabato nelle regioni che da ieri sono arancioni o rosse. Tutti in giro, prima del chiusi in casa. Sembrava un funeral party per le ultime libertà».
Flavio Briatore, cosa consiglierebbe ad un giovane italiano oggi?
«Gli direi di andare a lavorare dove si può. In Italia è molto difficile lavorare. Guardi il ponte di Genova, una ricostruzione record, un modello da seguire per fare lo stesso nelle opere pubbliche di cui ha bisogno questo Paese. Ed invece niente».
 

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