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Ciak si gira! In scena a Palermo il processo (e l'odio) a Salvini

Ex ministro in tribunale per Open Arms

Francesco Storace
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Il cinepanettone ha come palco di scena Palazzo Chigi, ma il ciak si gira ha sede a Palermo perché l’ordine è quello di non smetterla con i processi a Matteo Salvini. L’imputazione è sempre quella di aver difeso i confini nazionali dall’immigrazione clandestina. Avrebbero dovuto processarlo se non lo avesse fatto, semmai.

Davanti al Gip di Palermo per l’udienza preliminare sul fermo della nave Open Arms – stavolta si tratta di Ong – la recita si è svolta col consueto copione. Rinvii a gennaio e marzo (aspettano pure in questo caso il semestre bianco?) e solite gazzarre davanti al tribunale. Estremisti rossi – ma sempre meno numerosi -  ad aspettare minacciosi il leader leghista puntuale in tribunale. E avvocati delle parti civili che addirittura urlano quando Salvini si ferma a rispondere alle domande dei giornalisti. Più livore che professione.

Poi, anche aspetti paradossali. Gustosi. Esemplari di giustizia all’italiana. Si è appreso che dei 147 migranti che stavano a bordo della Open Arms, ben 45 si sono dati alla fuga. Il servizio alla Patria per custodire i cosiddetti ostaggi di Salvini si farà la prossima volta. E altri due -  siriani – erano finiti in carcere. Cattivo quel ministro dell’interno.

Neanche ieri si è deciso se processare di corsa Salvini, almeno altre due udienze saranno necessarie per stabilire se archiviarne la posizione o mandarlo al dibattimento. O forse di più, perché probabilmente ci sarà bisogno di altre giornate per ascoltare un bel po’ di ministri ed ex ministri Cinque stelle come nel caso della nave Gregoretti. In particolare il premier Giuseppe Conte. La difesa di Salvini, gagliardamente rappresentata dalla senatrice Giulia Bongiorno, ha sventolato le mail che comprovano la compattezza dell’esecutivo di allora e appare chiaro che dal presidente del Consiglio in giù ci sarà da sudare freddo in tribunale appena convocati. 

Salvini sta a guardare, sapendo che dovrà scendere in Sicilia una volta al mese e almeno questo dovrebbe fargli piacere per il clima. Probabilmente si assisterà a molti autogol, a partire dai testi pentastellati, per i quali sarà difficile conciliare diavolo e acqua santa, no e sì all’immigrazione clandestina tra ieri e oggi. In Parlamento puoi fare tutte le giravolte che vuoi, in Tribunale c’è spazio solo per la verità.

Gli stessi “eroi” di Open Arms dovranno chiarire come mai avevano così tanta paura della Spagna, che era disponibile ad accoglierli, trattenendo per settimane più di cento immigrati al largo dell’Italia. Ambienti leghisti fanno notare come “da una parte, Conte e grillini, rischiano di essere sbugiardati per ipocrisia, falsità, codardia. Dall’altra Open Arms rischia di vedersi aprire gli armadi con qualche scheletro...”.

Già, perché proprio il comandante della nave dovrà rispondere su qualche interrogativo mai chiarito. Perché il comandante di Open Arms Marc Reig Creus, preferì restare in mezzo al Mediterraneo per settimane anziché accettare l’aiuto di Malta e soprattutto della sua Spagna? È uno dei dubbi che potrebbero essere sciolti nel processo. Il comandante, dopo aver rifiutato l’offerta di Malta di far scendere almeno parte degli immigrati a bordo, disse no ai Pos offerti da Madrid e declinò l’accompagnamento verso le coste iberiche da parte di una imbarcazione italiana che avrebbe garantito una navigazione più tranquilla.

Ed è davvero paradossale affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona proprio a proposito della Open Arms. E se avesse ragione il senatore Maurizio Gasparri quando parla di perdita di tempo?

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