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Salvi gli amici di Palazzo Chigi, chiusi in gabbia tutti gli altri

Franco Bechis
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Con un colpo di fortuna di cui non possiamo che rallegrarci il Lazio ha salvato la pelle e sarà zona gialla, quella in cui un po’ di libertà di movimento in più sarà concessa. Per mesi ci hanno raccontato che il destino dei vari colori dipendeva da un algoritmo complicatissimo con 21 diversi indicatori. Ieri mattina è uscito un rapporto dell’Istituto superiore della sanità in cui quasi tutti quelli del Lazio erano scritti in rosso perché fuori controllo, mentre Agenas metteva la Regione fra le poche che tornano ad avere tensione sugli ospedali: terapie intensive piene al 33% (il livello critico inizia al 30%) contro una media Italia del 30% e ricoveri in area non critica al 45% contro una media italiana del 36% (il limite massimo è del 40%).

I cittadini del Lazio però hanno un santo protettore, che si chiama Nicola Zingaretti e la sfangano sempre, perché ieri per mettere in castigo o meno qualche Regione si è chiuso un occhio per 20 indicatori su 21, puntando tutto sull’indice Rt. Quello del Lazio era di poco sotto l’1%, e così ha strappato il giallo finendo fra le Regioni meglio messe. Ne siamo felici, tanto più dopo avere visto nel centro di Roma ieri con il ritorno del giallo il ritorno di un po’ di vita, con via del Corso affollata, i mezzi pubblici pieni e i negozi che finalmente hanno riaperto. La gente non ne può più delle restrizioni e dei divieti, e appena salta il tappo dei dpcm tracima come uno champagne agitato per troppo tempo. Evviva il ritorno a un po’ di libertà, ci voleva!

Il problema è che tutto questo però è appeso a un filo. Nel Lazio abbiamo il vantaggio di san Zinga protettore: siccome hanno trasformato i colori in pagelle sulla efficienza delle Regioni, nessuno osa pennellate più scure su quella amministrata dal segretario del Pd, che è anche la stampella chiave di Giuseppe Conte in questo momento in cui il suo governo fatica a reggersi in piedi. Ma se le cose filassero a meraviglia come direbbe il giallo conquistato, e tutto fosse stato pronto e messo in sicurezza come assicuravano le istituzioni locali, compresa Regione Lazio, non si capisce come mai nel giorno del suo bel giallo in pagella lo stesso Zingaretti abbia firmato un’ordinanza che sposta al momento di una settimana la riapertura delle scuole superiori.

Metto in fila le cose perché è dai particolari che ben si capisce come sia la politica ad orchestrare anche territorialmente le pagelle multi colorate e le restrizioni ad imprese e persone che ne derivano. Gli «scienziati» sono una leggenda, un comodo paravento dietro cui si nascondono premier, ministri e leader politici per decidere quel che vogliono e fa loro comodo. Se «gli scienziati» dicono una cosa scomoda, si fa finta di non averla sentita e si prendono le stesse identiche decisioni che si pensava prima di chiedere qualsiasi parere «tecnico». Altre volte il percorso è inverso: siccome si vuole fare una certa scelta politica, inizia il pressing sui tecnici perché la assecondino con un loro parere «indipendente». Il gioco sta andando avanti da mesi, ed è ora di scoperchiare finalmente la pentola di questa grande sceneggiata, che come sapete ha al centro il misterioso «Comitato tecnico e scientifico» su cui nei prossimi giorni solleveremo finalmente il velo.

Vi anticipo una cosa: di tecnico, scientifico e indipendente in quel consesso c’è assai poco, al più qualche rara eccezione che di norma ne diserta allegramente le riunioni. Chi c’è non è così insensibile ai desiderata del premier o dei ministri chiave, perché fuori di lì vita e posto di lavoro dipendono proprio da lor signori. È giunto il momento di fare un po’ di ordine e spazzare via quell’oceano propagandistico che da mesi e mesi sta tenendo in ostaggio le vite degli italiani. Ogni giorno da palazzo Chigi arrivano messaggi (anche uno ogni due o tre ore) sulle ultime mirabolanti gesta di chi ci governa. Aggiornamenti sul numero dei vaccinati accompagnato da grafici trionfali per dire che siamo i primi nella Ue, nel mondo, nell’universo. Siccome i giornali sono sensibili a questo tipo di informazioni che arrivano poi da un uomo che è un mito, un mezzo Superman che tutto il mondo vorrebbe portarci via come Domenico Arcuri (il nuovo Cimabue dei vecchi Caroselli, che se fa una cosa ne sbaglia sempre due), ogni giorno escono paginoni a celebrare questo incredibile successo.

Insomma, vacciniamo tutti che manco alle catene di montaggio delle fabbriche cinesi, abbiamo campioni di governo che non ne sbagliano mai una, aprono e chiudono quando serve come direttori di orchestra che non sbagliano mai spartito. Se è tutto aperto e vivi, eh no! Che hai fatto? Sei uscito a fare due compere come hanno fatto tutti gli altri? Eh, allora ve la cercate proprio, ecco che si rialzano i contagi! Quindi si richiude tutto. Passi quasi tutte le vacanze di Natale in gabbia mentre il prode Arcuri fa partire a raffica le siringate, e risalgono i contagi lo stesso (perché risalgono, non c’è dubbio). Però qua si chiude un occhio per non dare addosso all’amico, là invece si chiude tutto perché amici non ci sono. Vogliamo andare avanti ad essere presi in giro così ancora a lungo? Io no.

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