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Giallo, rosso o arancione, da oggi ci rifanno a colori

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Dario Martini
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Oggi verranno ufficializzati i nuovi dati del monitoraggio epidemiologico regionale da parte della cabina di regia. A quel punto, il ministro della Salute assegnerà i nuovi colori alle regioni. Così milioni di italiani sapranno se si trovano in zona gialla, arancione o rossa. L’ordinanza di Speranza dovrebbe arrivare in serata. Le regole relative ai tre differenti colori, invece, entreranno in vigore lunedì 11 gennaio. Nove regioni, tra cui il Lazio, sono a rischio arancione. È l’effetto del nuovo criterio con cui si valuta l’indice Rt di trasmissione dei contagi. Fino a ieri, in linea di massima, con un Rt inferiore a 1,25 si poteva essere sicuri di finire in zona gialla. Adesso, invece, questa soglia viene abbassata a 1. Il Lazio dovrebbe avere un Rt che si attesta proprio su questo livello, forse di pochi centesimi sotto la soglia, motivo per cui, sarà comunque arancione. Quindi, significherà spostamenti liberi dalle 5 alle 22 ma senza poter uscire dal proprio Comune di residenza, bar e ristoranti chiusi con il solo servizio di asporto permesso. È migliorata, invece, la situazione in altre regioni, come Toscana, Friuli Venezia Giulia, Campania e Molise che dovrebbero essere gialle. Chi avrà un Rt superiore a 1,25%, invece, finirà in zona rossa.

Ma c’è chi spinge già per misure molto restrittive. Come in Sicilia: tre settimane di zona rossa con gli stessi divieti applicati nel periodo festivo appena trascorso, scuole elementari chiuse con didattica a distanza fino al 18 gennaio mentre medie e superiori sempre con lezioni online fino al 31 gennaio. Sono le proposte che il Comitato tecnico-scientifico siciliano proporrà oggi al governatore Nello Musumeci. I tecnici, alla luce del tasso di contagio, del valore Rt oltre la soglia di 1,25 e della sofferenza di molte strutture ospedaliere, proporranno questo lockdown "morbido" fino alla fine del mese in tutta l’isola.

Non mancano le critiche. Contro la suddivisione a colori dell’Italia si schiera la fondazione Gimbe, che segnala come questo sistema abbia prodotto «effetti moderati e in parte sovrastimati». Secondo i dati forniti dall’ente indipendente, nella prima settimana di gennaio (29 dicembre-5 gennaio) «è stato registrato un aumento del 27% dei nuovi casi dopo sei settimane consecutive di calo», mentre le curve di ricoveri e terapie intensive «mostrano i primi cenni di risalita» con l’occupazione da parte di pazienti Covid-19 che continua a superare la soglia del 40% in area medica in 10 regioni, e quella del 30% delle terapie intensiva in 11. «Urge un consistente restyling del sistema perché a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati», dice il presidente Nino Cartabellotta, che parla di un «inizio di una terza ondata che si intravede». Anche perché l’impatto della campagna vaccinale appena iniziata è «molto lontano».

La nuova colorazione più stringente dell’Italia finirà per sovrapporsi alla normativa attuale, per cui in tutto il Paese è in vigore una zona gialla "rinforzata" fino al 15 gennaio. Il decreto attualmente in vigore, infatti, vieta gli spostamenti tra regioni a prescindere dalla zona in cui ci si trova. Un divieto che dovrebbe essere prorogato almeno sino alla fine del mese. Il governo, infatti, sta preparando il nuovo dpcm che entrerà in vigore sabato 16 gennaio. Al momento, sembra essere tramontata l’idea di una fascia bianca per quelle zone con percentuali di rischio di contagio più basso. Il rinnovo del coprifuoco alle 22 è praticamente scontato. Così come la chiusura di palestre, cinema e teatri. Stesso discorso per la chiusura obbligatoria alle 18 di bar e ristoranti nelle zone gialle.

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