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Scatta il toto-Quirinale. Draghi, Veltroni o la Cartabia, grandi manovre sotto al Colle

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«Care concittadine e cari concittadini, quello che inizia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica». Agli amanti dell’erotismo dei particolari, questo passaggio del discorso di fine anno di Sergio Mattarella contiene una prima carta sfilata via dal toto-Colle. Ovvero quella dell’attuale inquilino.

L’ipotesi, infatti, di un mandato bis era lungamente circolata nei retroscena, specie a ridosso dell’estate, così come il conseguente sdegno del diretto interessato. Ora, chiarezza. Mattarella non ha parlato di «ultimo anno di mandato», ma in senso assoluto come ultimo anno nel ruolo. E dunque, in questo 2021 di subbugli politici, il toto-Colle comincerà a vorticare, specie quando si capirà come e dove andrà a parare l’attuale pseudo crisi di governo. Ed ecco che i nomi sono sullo sfondo, accennati nei contorni come delle ombre.

 

Cominciando dagli outsider della politica politicata di oggi e di ieri, dove spicca sicuramente Mario Draghi, eterno Presidente del Consiglio virtuale, ma anche quirinabilissimo. Anzi, più si va avanti con i mesi (e dunque si aggancia la coda della legislatura) più quella di un suo impegno nel Colle più alto appare maggiormente realistico rispetto a Palazzo Chigi. Sempre in quel versante aleggia Marta Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale. Prima donna ad aver ricoperto quel ruolo, potrebbe materializzare i sogni di quanti vedrebbero in un Quirinale rosa un avanzamento del grado di civiltà del nostro Paese. Andando nell’alveo dei curricula politici, c’è un duo da Seconda Repubblica molto attenzionato.

Sicuramente Romano Prodi è un nome che torna, per quanto l’uccellamento dei famosi 101 nel 2013 sia ancora scritto nella storia. Si muove, com’è noto, Walter Veltroni, proiettato a dare di sé stesso un volto da promotore ed esegeta della cultura nazionalpopolare. Scrive, cuce documentari, promuove, intervista, mettendo insieme zucchero e scampoli di quell’Italia che non c’è più, facendo balzare i cuori al sussurro di «Quelli erano tempi, signora mia!». A suo modo, è unificante. Sempre nel centrosinistra occhio a Dario Franceschini, grande stabilizzatore di questa legislatura e del progetto rosso-giallo, cui ha cominciato a credere (e lavorare) già all’indomani delle elezioni nel 2018. Da valutare anche i movimenti di David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, e di Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia.

E nell’altro campo del cielo c’è sempre quel sogno lì, che porta il nome di Silvio Berlusconi. Servirebbe una congiunzione astrale particolarmente favorevole, ma il suo spostamento al centro del campo negli ultimi mesi, con la bandiera di un’opposizione «dialogante», apre in parte anche a quell’ipotesi, specie se il leader di Forza Italia dovesse rivelarsi cardine indispensabile per proseguire la legislatura. 
 

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