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Governo, sulla sfiducia Giorgia Meloni resta sola. Gelo della Lega, retroscena bomba su Berlusconi

Carlantonio Solimene
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Ufficialmente i leader del centrodestra continuano a scambiarsi attestati di stima e a professare l'unità della coalizione. Ma anche all'epilogo di questo complicato 2020 la fotografia che consegnano non è proprio quella di un'intesa granitica. L'ultimo terreno di scontro è costituito dalla mozione di sfiducia al governo ipotizzata ieri dalla presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e accolta con freddezza (eufemismo) dagli alleati. Anche perché la proposta dell'ex ministro della Gioventù sembra diretta più a stanare gli stessi alleati che a minare seriamente la stabilità dell'esecutivo. A svelarlo, neanche tanto tra le righe, è proprio la Meloni: «Tra le improbabili ricostruzioni che leggo oggi sulla stampa - spiega - ce n'è una che mi ha particolarmente colpito. La curiosa tesi sarebbe che Fratelli d'Italia, con la sua indisponibilità a formare governi con Renzi, oltre che con Pd e M5S, fermerebbe ogni possibilità di far cadere questo governo rivelandosi "il migliore alleato di Conte".

Mi corre l'obbligo di ricordare che FdI tra i pochissimi a non aver mai votato la fiducia a Conte dall'inizio della legislatura. Io non credo alla buona fede di Renzi e alla reale volontà di aprire una crisi di governo ma sarei contenta di sbagliarmi: in ogni caso è una cosa che si può verificare facilmente. Propongo a chi realmente voglia, come noi, mandare a casa definitivamente il governo Conte, e comunque a tutto il centro destra, di presentare una mozione di sfiducia al presidente del Consiglio». Si riferisce, la leader di Fratelli d'Italia, al retroscena vergato ieri da Augusto Minzolini su «Il Giornale» nel quale si riportano alcune riflessioni (non smentite) di Silvio Berlusconi. Che ai sui fedelissimi avrebbe detto: «Il problema è che i nostri compagni di strada sono inadeguati. Renzi, di fronte alla pochezza di Conte, sarebbe anche disposto a fare un governo con noi. Solo che la Meloni dice sempre di no. E così lui ci manda a dire che ci terremo Conte altri due anni».

Parole alle quali, appunto, la leader di Fratelli d'Italia ha risposto con la mozione di sfiducia al governo. Che ha raccolto commenti entusiasti solo dal suo partito, ma è stata recepita con un assordante silenzio dal resto della coalizione. E se da Forza Italia non è arrivato neanche uno spiffero (tantomeno per negare la ricostruzione di Minzolini), dalla Lega è stato fatto filtrare un sostanziale disappunto: «In questo momento, l'unico che sarebbe beneficiato da una mozione di sfiducia è proprio Conte» riferiscono fonti di via Bellerio. Che richiamano a quanto effettivamente accade quando un esecutivo in difficoltà viene sfidato in aula: in genere la maggioranza si ricompatta. Anche perché, nel caso specifico, difficilmente Renzi rinuncerebbe a intestarsi la paternità della crisi per accodarsi a un'iniziativa di Fratelli d'Italia.

Così l'episodio conferma quanto in fondo già si sa da settimane. E cioè che né a Berlusconi né a Salvini e Meloni piace il governo Conte. Ma ognuno ha una sua diversa strategia sul come superare la fase dell'«avvocato del popolo» a Palazzo Chigi. E la sostanziale diffidenza tra gli alleati gioca un ruolo fondamentale nel ritardare anche altre scelte, a partire dalla selezione dei candidati per le prossime Comunali. Con la consolazione che, in questo caso, il tempo sembra giocare a favore del centrodestra: con il possibile rinvio delle elezioni all'autunno, mettere in campo i nomi definitivi già adesso rischierebbe di condannare i candidati a una volata troppo lunga. Se ne parlerà più avanti, sebbene le promesse di qualche settimana fa indicassero la deadline per la fine dell'anno.

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