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Botte da orbi sul vaccino obbligatorio. Capezzone stronca il "sogno" del sindaco Pd

Arnaldo Magro
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Che bello assistere in tv, a Quarta repubblica su Rete4, allo scontro tra l’ex parlamentare e ora opinionista, Daniele Capezzone e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Si parla di vaccini oramai in tutti in tutti i talk show. È la tv bellezza. Il tempismo sigillato dal silenzio è tutto, sosteneva Solone. Ma allora perché non anticiparli, i tempi ha pensato qualcuno. Per mesi abbiamo assistito a dibattiti su mascherine (risultate introvabili), su tamponi (introvabili) ed ora ci addottrinano sui vaccini (che ancora non ci sono, e che con ogni probabilità, se tanto mi dà tanto, saranno altrettanto introvabili).

«Il mio sogno è Pesaro prima città Covid free d’Italia», dice speranzoso l’ex enfant prodige di Matteo Renzi. Detta così suona un po’ come Pripyat, città denuclearizzata. Non un grande impatto in verità. Poi sui vaccini sostiene ci vorrebbe l’obbligatorietà per tutti. Tralasciando l’aspetto Costituzionale che «non» prevede l’obbligatorietà, ci permettiamo di annotare un dato semplice semplice. Tra il personale medico-sanitario in Italia (1,5 milioni) solo il 20% si sottopone a vaccino antinfluenzale. Allora, se neanche gli esperti e gli addetti ai lavori, si vaccinano contro l’influenza, se non avremmo con ogni probabilità, dosi sufficienti per tutti, ma perché permane la volontà di spiegare/imporre agli italiani ciò che devono fare. Perché non premunirsi «prima» di dosi sufficienti e mettere in atto una comunicazione ad hoc, anziché parlarne ora, anzitempo? Perché il tempismo è tutto. Sigillare il discorso col silenzio. È sempre il tempismo perfetto. Ma questo lo pensava solo Solone. 

 

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