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Scandalo Oms-Italia, hanno coperto i disastri di Conte sul Covid

Francesco Storace
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Oltre 50mila morti, un disastro, e ora si scopre pure che abbiamo pagato gli applausi dell’Organizzazione mondiale della sanità al governo Conte per la lotta al Covid con un assegnino di dieci milioni di euro, anzi 14. A tanto ammonta il contributo dell’Italia.

Indignazione a mille per i comportamenti istituzionali. Il ministro Roberto Speranza sapeva quel che combinava per suo conto il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra? È vero che spingeva affinché le decisioni più impopolari venissero assunte su input della stessa Oms che poi batteva le manine? 

Ranieri Guerra, al centro della trasmissione Report dell’altra sera, minaccia querele. Ma qui non ci interessa valutare se quei giornalisti sono bravi o no, ma se i fatti denunciati rispondono alla realtà.

Ed è drammatico quello che si apprende. Perché abbiamo sborsato milioni di euro ad un’organizzazione indipendente per istituto e che invece si preoccupava di non infastidire il governo italiano. Se è vero quello che si è appreso altro che modello italiano nel mondo. Roba da sotterrarsi, materia da andare a processo ricoperti di vergogna.

Quando l’Oms scopre con i suoi ricercatori che il piano pandemico dell’Italia è fermo al 2006, Ranieri Guerra, timoroso di inimicarsi Speranza, chiede di correggere col 2016 quella data lontanissima. In più, si preoccupa di togliere qualunque critica all’esecutivo di Roma nella gestione della lotta alla pandemia. E minaccia il coordinatore dei ricercatori dell’Oms, Francesco Zambon, che stava presso la sede di Venezia, di far naufragare il cammino parlamentare e finanziario riguardante proprio quei loro uffici. Le mail sono davvero chiare, se sono reali e non manipolate.

Questa mattina il ministro Speranza sarà in Parlamento per illustrare ulteriori misure contro il Covid e davvero sarà il caso di chiarire che cosa è successo. Tanto più che è proprio il suo staff, in replica a Report, a parlare di aggiornamento del piano: allora è vero che era ancora fermo a tempi lontanissimi. E non sarà inutile sforzarsi a raccontare tutta la verità. Perché il rapporto Oms che svergognava l’Italia è rimasto online solo 24 ore a maggio e a questo punto va chiarito se il ministro sapesse qualcosa persino della sua immediata rimozione dalla rete.

La clamorosa vicenda è riesplosa dopo che è stato rivelato il contenuto di alcune email scambiate tra Ranieri Guerra e Zambon. «Uno degli atout di Speranza - scriveva Guerra - è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (si suppone intendesse "foglia", ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate». 

Il documento dell’Oms denunciava che l’Italia non avrebbe mai aggiornato il suo piano pandemico. Semplicemente dieci anni dopo riconfermava quello elaborato nel 2006. Ma poi si ricorda che Guerra è stato direttore generale per la Prevenzione del ministero della Salute italiano dal 2014 al 2017, quindi il compito di aggiornare il piano, in quegli anni, spettava anche a lui. Ma non è tutto. «Se anche Oms – scriveva Guerra - si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (…) non credo che facciamo un buon servizio al Paese». E a che titolo l’Oms si dovrebbe preoccupare di rendere «un buon servizio» ad un Paese ed al suo governo? Forse un’esigenza di tutela tecnico-politica di fronte a decine di migliaia di morti?

Ancora una volta, toccherà alla magistratura – quella di Bergamo – tentare di venire a capo di una vicenda bruttissima. Saranno messe a confronto soprattutto le versioni degli stessi Zambon e Guerra per capire che cosa è successo. Sarebbe davvero grave – ed enormi sarebbero le responsabilità politiche anche sul piano giudiziario – se si scoprisse che qualche manina di potere interno possa aver suggerito il bianchetto con cui cancellare le prove del mancato aggiornamento. Ma facendo i conti senza l’oste: perché le mail esistono e persino con svarioni incredibili. Si parla addirittura di uno stock di farmaci pari a 170mila cicli, da completare «entro il 2006». Eravamo invasi dal virus, ma si truccavano le carte. Anche al ministero della Salute devono raccontare tutto quello che sanno. Lo pretendono i famigliari di 51mila morti ammazzati dal Covid (se non si è mentito anche su questa cifra).
 

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