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Leoluca Orlando l'accoglione, flop l'adozione dei rifugiati

Francesco Storace
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A Palermo l’unico accoglione si chiama Leoluca Orlando. È clamoroso il fallimento del progetto per l’accoglienza ai rifugiati nelle famiglie della città: all’appello del sindaco in pratica non ha risposto nessuno. Lo si è appreso grazie ad un’interrogazione presentata dal consigliere comunale della lega, Igor Gelarda, che aveva fiutato il flop.

Orlando, a giugno dell’anno scorso, si era messo in testa – nel pieno della polemica con Salvini, ricorda l’esponente leghista – di dimostrare che i palermitani erano pronti alle politiche di accoglienza fin dentro le loro case. La risposta al bando comunale è stata impietosa: solo 4 famiglie palermitane, sulle 262 mila censite in città, hanno fatto domanda e solo 2 quelle che poi hanno davvero manifestato disponibilità ad accogliere rifugiati. Un fallimento talmente evidente che l’assessore competente – il sindaco è scappato davanti ai numeri – ha dovuto ammettere che si è preferito optare per “incontri di confronto su temi specifici”.

La demagogia immigrazionista dell’amministrazione Orlando si è infranta di fronte ai cittadini che hanno ben altri problemi a cui pensare. Eppure l’articolo 3 dell’avviso pubblico faceva sognare il sindaco ed i suoi accoliti: la pretesa era quella di “costituire un elenco di famiglie disponibili all’accoglienza di rifugiati e/o titolari di protezione tra i 19 e i 35 anni intese come “mentori naturali”, che accolgono, proteggono e sostengono il progetto di vita personale dell’ospite”. E pure a titolo gratuito…

Se appena due famiglie si dichiarano disponibili, Orlando farebbe bene a chiedere ai suoi assessori e consiglieri comunali – infierisce Gelarda – perché neppure uno di essi abbia presentato domanda, almeno per non far fare brutta figura al Comune. Niente: neppure tra i fedelissimi di Orlando si trova qualcuno disposto ad ospitare nigeriani o chissà chi altri…

Eppure il sindaco ce l’aveva messa tutta. Per presentare il suo progetto per dare sostegno agli immigrati che avevano tanto bisogno dei palermitani che in fondo per qualcuno in Comune vivono una vita senza pensieri…Orlando prenotò Villa Niscemi assieme al garante dei diritti dell’infanzia e con assoluto sprezzo del ridicolo, sentenziò: “Questo progetto rappresenta la conferma che la scelta dell'Amministrazione comunale è condivisa dai cittadini”. 

Raramente si può ricordare una figuraccia simile nella storia delle città italiane. I palermitani non hanno risposto al bando dimostrando di non apprezzare particolarmente l’estremismo di una amministrazione che regala le bandiere della città alle ONG e non toglie la spazzatura dalla strada.

Quel che non ha capito Orlando della sua città – e del resto pare una caratteristica della sinistra italiana – è che la gente ha già problemi di sopravvivenza, deve trovare il modo di pensare ai propri di figli e non può sostenere, tra l'altro gratuitamente, quelli degli altri.

"Partecipazione della cittadinanza, condivisione di spazi ed esperienze, reciprocità e autonomia" erano i principi ispiratori del demagogico progetto, secondo il quale l’accoglienza in famiglia "è uno dei modi migliori per facilitare l’inclusione dei rifugiati nel nostro Paese, rafforzare la coesione sociale e contribuire a contrastare pregiudizi e stereotipi". Ma pare di capire che scelte del genere non raccolgano il favore popolare, proprio perché non si può continuare a fare propaganda sulla pelle dei cittadini che pagano le tasse.

Con in più la tragedia di illudere chi vede nella Sicilia e nell’Italia una terra promessa che non c’è. Le politiche illusioniste di questa sinistra non offrono soluzioni concrete neppure ai disperati che sbarcano illegalmente sulle nostre coste.

Assieme allo spettacolare risultato di maltrattare la stessa Palermo sul piano dell’immagine: una città sempre ospitale non poteva però rispondere favorevolmente ad un’autentica scelleratezza dell’amministrazione comunale. Se li prenda Orlando a casa sua, gli immigrati che voleva regalare ai palermitani. 

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