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Coronavirus, scontro istituzionale sulla scuola: "È il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina il vero problema"

Francesco Storace
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Ancora una volta sotto i riflettori va Lucia Azzolina, che non perde occasione per distinguersi nel creare problemi. Difficile dire se anche da lei possa dipendere la “soluzione De Luca” con la chiusura di scuole e università in Campania, ma appare sempre più evidente che l’ostacolo principale ad una soluzione della questione trasporti e del connesso rischio Covid sia proprio la ministra dell’Istruzione.

Le Regioni sono in grande sofferenza perché è difficile dialogare con chi non mostra disponibilità: tra ministro e governatori si rischia l’incomunicabilità. E il conflitto. La Campania rischia di fare da detonatore. De Luca ha probabilmente voluto premere il pedale dell’acceleratore: ma certo è che se non arrivano sostegni dal governo prima o poi tutte le regioni saranno tentate da soluzione traumatiche per evitare ulteriori danni alle popolazioni residenti nei territori.

Eppure ci dovrebbe essere il massimo di cooperazione istituzionale. Che non significa che il governo comanda e le regioni obbediscono: la Costituzione prevede opportune forme di collaborazione. E chi sta nei territori ha maggiore conoscenza dei problemi di chi siede su una scrivania ministeriale.

Pensare di risolvere tutto da Roma significa vivere fuori della realtà. Perché ormai sta diventando innegabile quello che mostrano le immagini che circolano ovunque: il virus viaggia agilmente a bordo dei mezzi strapieni. Alla faccia del distanziamento sociale. E se le minime regole di precauzione diventano inutili perché non si riesce a farle rispettare, è il contagio a moltiplicarsi nel territorio. La differenza con l’estate appena trascorsa sta tutta qui: è ripreso il lavoro, si è cominciato a tornare a scuola, i trasporti hanno dovuto riprendere a funzionare. Come ogni anno.

Aver ridotto la capienza massima negli autobus dal 100 all’80 per cento non ha certo attenuato la potenza del Covid; anche perché i controlli sui numeri effettivi sono inesistenti; chi conta i passeggeri a bordo non si sa.

E certo nessuno può chiedere di fare miracoli al sistema delle regioni. Come fanno ad intervenire se non si calano sul tavolo i quattrini necessari ad aumentare mezzi e corse per i passeggeri? Chi va a scuola e all’università, chi va al lavoro in fabbrica o al negozio, sempre quelli sono. E si deve intervenire dove si può, proprio a partire dalla scuola. 

“Purtroppo la Azzolina ha una visione ideologica, nella scuola non si può toccare nulla”, evidenzia Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo, che certo non si può tacciare di estremismo. Perché le proposte delle regioni, con il pragmatismo che ne caratterizza le azioni, “sono assolutamente ragionevoli”, dice. La coperta è corta, dicono anche in Lombardia di fronte all’atteggiamento del governo, “con la De Micheli – sottolineano negli ambienti della presidenza della regione – che continua a proporre tavoli senza soluzione”. Farà la fortuna dei falegnami…

Riprende Marsilio: “Se la Azzolina si ostina a rifiutare persino la proposta di didattica a distanza per gli studenti dell’ultimo biennio dei licei, non si va da nessuna parte. Quei ragazzi sono quelli che creano meno problemi alle loro famiglie se restano a casa. Ma la ministra non ne vuole sapere”. Tutti a scuola, tutti sui mezzi di trasporto, il pericolo dilaga.

Di più. Si potrebbe tentare di differire gli ingressi orari negli istituti scolastici e nei posti di lavoro. Ma per farlo il governo – e in questo caso non solo la ministra Azzolina - dovrebbe coinvolgere le organizzazioni sindacali di ogni settore e campa cavallo. E i contagi crescono.

“Nessuno vuole chiudere la scuola”, ripete il governatore abruzzese, ma il rovescio della medaglia è paralizzare le attività produttive se i trasporti non riescono a viaggiare con numeri diversi. “Il governo è in grado di ristorare chi chiude non certo per incapacità il proprio negozio?”, chiede Marsilio al governo. Sembra davvero di essere tornati al tempo della crisi – sociale ed economica – determinata dai mesi del lockdown. A Palazzo Chigi e ai ministeri quella drammatica esperienza vissuta dagli italiani sembra aver insegnato poco.

E proprio perchè il Covid si muove con maggiore facilità su treni e bus, le regioni hanno posto anche il problema dei controlli sulla capienza dei mezzi e sulle mascherine da indossare. Chi sorveglia quel che accade? Tocca all’autista del mezzo? O al controllore (quando c’è)?

“La salute viene prima di tutto”, ribadisce Marsilio e dalle sue parole – certo non improntate all’ottimismo – si capisce che c’è una fortissima preoccupazione per quello che può accadere ancora. L’Abruzzo ha speso cinque milioni di euro aggiuntivi per utilizzare bus Granturismo che stazionavano nei garage delle aziende private, ormai bloccate. Mentre quelle pubbliche soffrono le minori entrate che derivano anche dalla riduzione della capienza. “Ma non si trovano al supermercato i mezzi di trasporto” e per questo bisogna industriarsi per trovare soluzioni. E dai ministri dell’istruzione e dei trasporti c’è necessità di ricevere finalmente indicazioni chiare. Ma finora brilla solo la confusione di governo.

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