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Festival Sabir col mega spot Arci. Laura Boldrini tra i relatori del covegno sul web

Pietro De Leo
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Riprende la vita, e così riprende anche il bailamme di una certa ideologia vocata all’accoglienza e al politicamente corretto. A spese nostre, a volte. E così, mentre a villa Pamphili si s’avviava il fumoso destino degli stati generali, ecco che sul web calava il sipario sul “Festival Sabir”, una sei giorni che, in questa prima sessione (poi ne è programmata un’altra a Lecce), si è svolta tramite “convegni” in collegamento online, come si usa nei tempi di pandemia. A promuoverlo realtà come Arci, Caritas, Acli.

Per meglio assaporare l’impianto culturale, basta buttar l’occhio sulla testata del sito, dove troviamo l’effige di un’imbarcazione malmessa che solca il mare, oltre al logo “Black Lives Matter”, il tutto fa capire assai bene che aria tira in questo “Festival diffuso delle culture mediterranee”. E’ il benvenuto di un’iniziativa tutta orientata verso l’Eldorado di porti e braccia aperte. Basti vedere non solo che tra i relatori compare l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, in un panel sugli “hate speech”. Ma anche i titoli esplicativi delle varie sessioni di discussione. Roba tipo “L’informativa pre partenza nei canali di accesso in Italia” ossia: “Le esperienze, le aspettative, le difficoltà, gli entusiasmi e i successi che contraddistinguono i progetti di formazione pre-partenza avviati ed in corso di avvio così come le esperienze dei corridoi umanitari. Una opportunità di integrazione che ha inizio ancor prima di toccare il suolo italiano”. Della serie: aiutiamoli ad arrivare a casa nostra. Un’altra sessione, poi, è dedicata alle “proposte per assistere proteggere i migranti nel nuovo contesto creatosi con la pandemia Covid-19”.

Un’altra ancora è piuttosto chiara su una delle scelte più discusse adottate dal governo con il decreto rilancio: “Regolarizzare gli stranieri: una scelta di civiltà”. Poteva mancare, poi, un passaggio sul nemico numero uno della sinistra e il suo stra odiatissimo provvedimento? No, e infatti ecco il panel “Abolite quei decreti”. Sottotitolo: “Se si vuole allontanare Salvini dal governo il primo, necessario, passo è abolire i suoi decreti”. E dunque accade che, per un certo mondo, il Covid ha lasciato il posto alla buona, vecchia, salvisteria, ossia la psicosi da ritorno del leader della Lega al potere. Allontanare Salvini, quindi, ma coi soldi di tutti. E sì perché questo “Festival” di incoraggiamento agli arrivi, inclusione e trallallà lo paga il Pantalone pubblico. E’ scritto, nero su bianco, in un documento di conferimento incarico della Presidenza del Consiglio, dipartimento delle pari Opportunità, “Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o l’origine etnica”. Il destinatario è l’associazione Arci, una delle sigle che, come visto, promuovono l’iniziativa. La dazione per tutto questo è 38.610 euro.

Va detto che il documento parla chiaro. I soldi non sono soltanto per una girandola di video convegni sul web, ma anche per l’organizzazione dei seminari a Lecce, che si terranno ovviamente “in data da definire”. E il denaro verrà corrisposto soltanto “al termine del servizio, previa verifica di regolare esecuzione”. Però a volte, più delle cifre, sono i principi che contano. E allora si prende atto, nell’odierno contesto doloroso, della realtà: l’unica azienda che riesce ad avere liquidità dallo Stato senza troppe difficoltà è quella che produce antisalvinismo a buon mercato.

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