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Rissa nell'Islam italiano. Nel mirino l'Ucoii che piace a Conte

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Litigano gli islamici italiani. In una lettera il segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia, Abdellah Redouane, attacca duramente  l'Ucoii che piace a Conte. Il presidente Yassin Lafram, infatti, convocato a Palazzo Chigi assieme ai rappresentanti delle comunità religiose presenti in Italia per la fima del protocollo di riapertura dei luoghi di culto acattolici, ne aveva dato ampia diffusione con tanto di foto. L'Ucoii, comunque; con questo governo ha trovato canali di comunicazione privilegiati con il ministero dell'Interno e con l'amministrazione carceria. Cosa che non piace all'altra parte degli islamici.

Redouane definisce il suo scritto "Manifesto della verità" e poi spiega: "il periodo di quarantena ha davvero coinciso con una diffusione senza precedenti del continuo uso dei mezzi di comunicazione per avvicinare quanti la pandemia da Coronavirus aveva allontanato gli uni dagli altri e per trasmettere notizie e informazioni. E qualcuno ne ha approfittato per capovolgere le realtà dei fatti e diffondere menzogne a proposito della questione islamica in Italia, dipingendo un'immagine che non riflette l'autentica realtà così com'è, ma come si vorrebbe che fosse, cosa, questa, senza fondamento e dimostrazione. E per illuminare l'opinione pubblica e per restituire autenticità alla verità, ho deciso, cosa che non è di mia abitudine, di uscire dal mio silenzio per correggere questa deformazione dei fatti e rettificare quella distorsione (un ramo storto può mai dare un’ombra dritta?) con prove definitive, dimostrazioni inconfutabili e ponendo spiacevoli domande".

Poi l'attacco: "Il presidente della cosiddetta UCOII ha dichiarato che quest'ultima è un'organizzazione riconosciuta. Questa è una menzogna e una fandonia. L'unica, e lo ripeto l'unica, istituzione musulmana riconosciuta è il Centro Islamico Culturale d'Italia, in virtù del Decreto del Presidente della Repubblica nr. 712/1974, ovvero 11 anni prima della nascita dell'attuale presidente dell'UCOII e 16 anni prima della nascita dell'UCOII stessa. Il presidente dell'UCOII è in grado di produrre prova del numero e della data del suo decreto di riconoscimento?".

E ancora: "Il presidente dell'UCOII ha pubblicizzato una foto del suo incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con il Ministro dell'Interno, commentandola con il racconto della sua ratifica di un protocollo con lo Stato Italiano che norma le procedure che si devono seguire alla riapertura delle moschee, alla luce delle conseguenze date dalla pandemia da Coronavirus... dimenticando, o ignorando, che il primo dei firmatari del sunnominato protocollo è il dott. Abdellah Redouane, rappresentante del Centro Islamico Culturale d'Italia. Il presidente della cosiddetta UCOII ha dichiarato che quest'ultima è da considerarsi la più grande organizzazione islamica in Italia e questa è cosa che esula dalla vera realtà. I lavori dell'ultima assemblea generale, che ha eletto il presidente dell'UCOII, ha visto la partecipazione di non più di 58 membri, tra cui v'era chi rappresentava un luogo di culto, mentre alcuni rappresentavano associazioni civili estranee alla vicenda islamica e altri ancora senza qualifica alcuna. E ben noto a tutti che il numero di centri islamici in Italia supera i mille, e di conseguenza l'autentico ammontare dei centri che afferiscono all'UCOII oscilla tra il 5% e il 10% e null'altro. L'ultima cifra, poi, che l'UCOII ha presentato al Ministero dell'Intemo parla di 160 “comunità”, secondo quanto affermato dal documento della presidenza dell'UCOII. La Confederazione Islamica, piaccia o non piaccia, in Italia rimane la più grande organizzazione islamica in termini numerici".

Redouane accusa l'Ucoii d'aver utilizzato il covid per farsi pubblicità: "Si è cavalcata la pandemia da Coronavirus per fare marketing con continui post e annunci, giorno e notte, a proposito del fatto che è l'UCOII a essere intervenuta per risolvere il problema della sepoltura dei defunti musulmani, laddove sono stati i responsabili musulmani a livello locare a farsene carico e prendersene cura, cosa per la quale meritano tutta la gratitudine e da parte mia hanno tutto il rispetto, la stima e l'apprezzamento. Al momento in cui questo manifesto viene messo per iscritto, il Centro Islamico Culturale d'Italia ha seppellito 52 defunti musulmani, senza la minima pubblicità e senza fare fotografie. Noi non siamo di quelli che fanno commercio del lutto e del dolore dei musulmani".

Nella lettera poi lancia un ponte e rivolge "un fraterno appello al mio caro e rispettabile Mohammed Nour, fondatore dei “Fratelli Musulmani” in Italia e attuale rispettabile presidente onorario dell'UCOII: Non è forse il tempo per noi di gettare l'ancora, e trarre ristoro e riposo? O siamo forse condannati a perpetuare lo scontro (che dura da più di 20 anni) in un modo che non serve gli interessi né dell'Islam né dei musulmani?".

Dopo vent'anni, la "guerra" non sembra destinata a finire. 

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