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Pensioni, altro che quota 100. Al lavoro fino a 74 anni

Via Nazionale avvisa che sarà la demografia a imporre di restare attivi a lungo

Filippo Caleri
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Anche se la Lega ha ribadito, giusto ieri, che uno dei capisaldi della sua politica economica resta la Quota 100, la Banca d’Italia ha ben altre idee. A scorrere la Relazione annuale allegata come ogni anno alle Considerazioni finali lette ieri dal Governatore Ignazio Visco si scopre un’altra realtà. Questa volta meno basata sulle considerazioni politiche e più su quella della demografia. Che rischia di condannare gli italiani a restare sul posto ben oltre gli attuali 67 anni di età. Non è la cattiveria della Fornero di turno ma il fenomeno dell’invecchiamento della società. «Nel prossimo decennio l’economia italiana - segnala la Banca d’Italia - dovrà fronteggiare una notevole riduzione della popolazione in età da lavoro. Secondo le ultime proiezioni dell’Eurostat, entro il 2032 il numero di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni diminuirà del 6%; la popolazione tra i 15 e i 74 anni scenderà in misura meno marcata (-1,5 per cento; -700.000), per il forte aumento nella classe di età compresa tra il 65 e i 74 anni (24%)». E il calo proseguirà, accentuandosi, nei decenni successivi perché le aspettative di vita più elevate e il calo delle nascite porterà a infoltire il gruppo dei più vecchi.

Alla contrazione della popolazione in età da lavoro si assocerà il progressivo aumento della sua età media. Per questo «l’impatto sfavorevole della demografia sull’input di lavoro potrà essere contrastato, oltre che da un riassorbimento della disoccupazione, dalla prosecuzione delle tendenze positive di recente osservate nell’offerta di lavoro dei diversi gruppi demografici (distinti per età, genere, livelli di istruzione e cittadinanza) e da un ulteriore progressivo allungamento della vita lavorativa» precisa il paragrafo dedicato. Che fa tremare chi pensava di essere vicino all’assegno di previdenza. Infatti se ci sono meno giovani e più anziani per mantenere l’equilibrio questi ultimi dovranno giocoforza restare di più sul posto di lavoro. E dunque a rinviare l’uscita per ottenere il vitalizio. Gli andamenti registrati nel mondo del lavoro «potrebbero permettere al tasso di partecipazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 74 anni di raggiungere il 60 per cento nel 2032, dal 57,3 dello scorso anno. L’aumento dell’età di pensionamento previsto dalla legislazione vigente dovrebbe contribuire per circa la metà» chiosa Banca d’Italia. Aprendo di fatto la base scientifica per l’inevitabile dibattito sulla riforma pensionistica futura che dovrà essere approntata per affrontare la scadenza della Quota e il superamento della Fornero. L’indirizzo sembra però già dato. Sarà la natura, e cioè la riduzione del tasso di natalità combinato con il progressivo allungamento dell’aspettativa di vita, a fare restare gente più anziana dietro le scrivanie o in fabbrica. 

A prescindere dalle visioni ideologiche le tendenze demografiche non sono favorevoli nemmeno tenendo conto dell’apporto dell’immigrazione (stimato dall’Eurostat in circa 200.000 persone in media all’anno). Anche con questo la popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni si ridurrà di oltre 3 milioni nei prossimi 15 anni. Non si sfugge. Chi pensava di godersi il sole del Portogallo o di qualche isola tropicale può rimettere il costume nell’armadio. Così dice Bankitalia.

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