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Caos centrodestra in Campania, Maresca si tira fuori e De Luca gode

Carlantonio Solimene
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Tutto a posto. Anzi no. E' caos nel centrodestra campano dopo l'ìmprovviso passo indietro del magistrato anti-camorra Catello Maresca, da alcuni giorni candidato "in pectore" della coalizione per strappare la Regione al lanciatissimo Vincenzo De Luca. Il pm, celebre per aver - tra le altre cose - gestito la cattura del superboss Michele Zagaria e per gli stessi motivi da tempo sotto scorta, avrebbe infatti ritirato la sua disponibilità alla candidatura. E, al di là delle motivazioni ufficiali ("non sarò mai ingabbiato dai partiti") le ragioni nel gran rifiuto starebbero tutte in una serie di disaccordi sulla composizione delle liste elettorali.

Ai referenti di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, infatti, Maresca avrebbe chiesto di dare spazio a liste civiche piuttosto che alle normali liste collegate ai simboli di partito. Una condizione già ascoltata con malumore dai responsabili delle varie forze della coalizione, anche perché il corollario era la possibilità, per il magistrato, di allargare la sua base elettorale eventualmente anche con liste civiche che originavano nel campo della sinistra, quasi a voler ribadire la "trasversalità" del personaggio.

Ma a far saltare definitivamente il tavolo sarebbe stato il veto posto da Maresca verso alcune candidature, considerate non proprio compatibili con il suo status di magistrato incorruttibile. In particolare, nel mirino sarebbe finita la ricandidatura dell'attuale capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, quell'Armando Cesaro figlio del senatore Luigi, quest'ultimo con una richiesta pendente di detenzione domiciliare per una vicenda di corruzione.

Di fronte a tutti questi ostacoli, l'ipotesi sarebbe saltata. Maresca non correrà più per le Regionali, anche se c'è chi non esclude una sua discesa in campo da indipendente, "alla De Magistris" per usare un esempio noto alle latitudini napoletante. E il centrodestra si ritrova alla casella di partenza. Ovvero alla candidatura di Stefano Caldoro proposta da Forza Italia - a cui spettava l'onere e l'onore di avanzare un nome in base a un vecchio accordo di coalizione sempre più traballante - e mai digerita dalla Lega di Salvini. Un malumore, quello del Carroccio, aumentato a dismisura in questi mesi di pandemia nei quali la popolarità di De Luca è cresciuta esponenzialmente e Caldoro, al contrario, è del tutto sparito dai radar.

Il governatore in carica, dal canto suo, può sorridere a 32 denti. L'ipotetica candidatura di Maresca avrebbe costituito una seria minaccia alla sua rielezione - in pochi giorni erano nati moltissimi gruppi Facebook a sostegno del magistrato - e invece adesso l'esponente del Pd si ritrova praticamente a correre senza avversario. Con la soddisfazione di non dover neanche andare a elemosinare l'appoggio agli "odiati" grillini. Sempre che da qui a settembre le cose non cambino. E cioè che il centrodestra continui a non individuare uno sfidante autorevole (Mara Carfagna?) o che il voto non sia rinviato a causa di una seconda ondata di Coronavirus. A quel punto il fattore tempo potrebbe rimescolare nuovamente tutte le carte. In politica mai nulla è scontato.

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