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Tre indizi per un incubo: Virginia Raggi ricandidata

Virginia Raggi

Carlantonio Solimene
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Una delle regole fondamentali di ogni giallo che si rispetti è che tre indizi fanno una prova. Funziona così, talvolta, anche in politica. Un'altra regola imporrebbe che mai e poi mai si dovrebbe anticipare il finale nelle prime righe, ma in questo caso è doveroso fare un'eccezione. E il finale è il seguente: Virginia Raggi vuole ricandidarsi sindaco di Roma. Una circostanza che fino a qualche settimana fa sembrava improbabile. E invece oggi è molto più plausibile. Vediamo perché.

Primo indizio: il "tour" che la sindaca sta facendo dai vari pezzi grossi del Movimento 5 stelle. Ha cominciato qualche giorno fa, recandosi in visita da Luigi Di Maio alla Farnesina. L'incontro, opportunamente segnalato sui social con una foto dei due protagonisti sul terrazzo del ministero degli Esteri, è servito - stando ai rumors - a mettere sul tavolo la possibilità che scatti una deroga al tetto dei due mandati, che impedirebbe alla Raggi di correre di nuovo per il Campidoglio, avendo già svolto due consiliature, una all'opposizione e una da sindaca. Il precedente, peraltro, non dispiacerebbe neanche a Di Maio e a tantissimi altri pezzi da novanta del Movimento 5 stelle, tutti giunti teoricamente a fine corsa al termine di questa legislatura, da Bonafede a Fraccaro, da Fico a Sibilia.

Il secondo incontro, invece, si è svolto nella serata di mercoledì a casa di Alessandro Di Battista. Anche in questo caso l' "evento" è stato opportunamente celebrato con una foto pubblicata su Facebook e commentata entusiasticamente dal Dibba: "una serata con un’amica speciale e coraggiosa". Ma, più che le parole o l'immagine - nella quale, a dire il vero, i protagonisti non indossano la mascherina, ma non è questa la sede per una reprimenda morale - conta in non detto. Di Battista, infatti, oltre a essere uno dei pochi grillini con ancora un solo mandato alle spalle, e quindi candidabile anche con le vecchie regole, è anche l'esponente che i militanti meglio vedrebbero in corsa per il Campidoglio. Il suo endorsement a Virginia assomiglia tanto a un passo di lato per favorire una nuova corsa della Raggi.

Ma chi sosterrebbe la corsa dell'attuale sindaca? Con l'appoggio del solo Movimento difficilmente potrebbe fare molta strada. Ci vorrebbe un accordo con il Pd. Fantapolitica? Non proprio. E così si arriva agli altri due indizi. Uno sta nelle parole del ministro della Cultura Dario Franceschini, capodelegazione Dem nel governo e da sempre uomo fortissimo nel Nazareno. Ebbene, Franceschini ha appena detto che "è da molto tempo che sostengo che l’intesa di governo tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle debba sfociare in un’alleanza permanente. Naturalmente le decisioni non devono essere calate dall’alto e vanno prese caso per caso, ma la prospettiva è quella". Il cammino insieme, per il ministro della Cultura, dovrebbe cominciare dalle prossime Regionali. In Liguria le trattative tra Dem e grillini sono già in una fase avanzata, più difficile il discorso Campania, dove Vincenzo De Luca rappresenta un vero e proprio spauracchio per il Movimento 5 stelle. Se se i pentastellati dovessero accettare di sostenere - o magari di non contrastare, con un patto di desistenza - l'attuale governatore campano, probabilmente in seguito il Pd potrebbe ricambiare il favore. Magari, chissà, proprio a Roma.

Di certo, e qui si arriva al terzo indizio, di favori "elettorali" Pd e M5s se ne stanno già facendo qualcuno in Parlamento. A "svelarlo" è stato il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, che si è accorto come in commissione Affari Costituzionali la maggioranza abbia votato un emendamento che ha escluso l'election day per gli organi circoscrizionali nei comuni che andranno al voto nel 2021. Cosa significa, in soldoni? Che Roberta Della Casa, fedelissima della Raggi sfiduciata dalla presidenza del IV Municipio e subito rinominata commissario dello stesso Municipio dalla sindaca, potrà restare serenamente al suo posto per altri tredici mesi. In barba ai consiglieri del suo stesso movimento che l'avevano disarcionata. Un episodio che appare irrilevante, ma che dimostra come l'opposizione Dem nella Capitale sia tutt'altro che barricadera, anzi.

Ci sarebbero poi una miriade di altri segnali, in particolare in alcune mosse elettorali della Raggi (è stato appena prorogata l'apertura delle Ztl del centro storico fino a fine agosto: tutti in macchina e addio alla vocazione "ecologista" dei grillini). Ma il discorso rischia di allungarsi troppo. Quello che conta, ora, è solo che Virginia ci pensa sempre più seriamente. E, a differenza del passato, stavolta il terrento intorno a lei sta cominciando a farsi più fertile. Un sogno o un incubo per i romani? A ciascuno la sua opinione.

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