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Renzi incontentabile: fa tremare Bonafede per piegare ancora di più Conte

Dopo aver incassato regolarizzazione dei migranti e taglio dell'Irap l'ex premier non si placa e minaccia ancora di votare la sfiducia al Guardasigilli

Carlantonio Solimene
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Mercoledì 20 maggio rischia di essere un punto di non ritorno per il governo di Giuseppe Conte. In Parlamento, infatti, si discuteranno e voteranno le due mozioni di sfiducia individuali presentate contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, una presentata unitariamente dai partiti del centrodestra, l'altra promossa da +Europa e Azione. Determinante per l'esito dello scrutinio sarà la posizione di Italia viva, con i renziani che dovrebbero sciogliere la riserva solo a poche ore dal voto, visto che nelle fasi immediatamente precedenti al redde rationem in Aula è stata convocata una riunione dei gruppi. Ad oggi il leader Matteo Renzi ha fatto capire di voler tenere il Guardasigilli sulla graticola fino all'ultimo, giudicando molto positivamente la mozione presentata da Emma Bonino e Carlo Calenda. «Mercoledì si vota la mozione di sfiducia a Bonafede. Per il nostro gruppo interverrò io in aula. I numeri sono ballerini e Italia Viva potrebbe essere decisiva» ha annunciato l'ex premier nella sua enews. Nei giorni scorsi, con la minaccia della sfiducia al ministro della Giustizia, i renziani sono riusciti a portare a casa diversi "punti" in seno all'attività del governo. La ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova ha incassato la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, il fronte filo-impresa ha ottenuto la cancellazione dell'Irap per tutte le aziende oltre un certo fatturato e Italia viva ha salutato come una propria vittoria anche la svolta "aperturista" del premier Giuseppe Conte, decisosi d'improvviso ad abbandonare le prudenze sulla fine del lockdown del Comitato tecnico scientifico. A questo punto la domanda è lecita: cos'altro vuole Renzi per "salvare" Bonafede e, con lui, il governo? E, in second'ordine, è davvero disposto ad andare fino in fondo, rischiano di far cadere un esecutivo che, a dispetto di numeri risicatissimi in Parlamento e nei sondaggi, gli riserva un ruolo da protagonista? Una partita a poker, insomma. Un gioco politico nel quale l'ex premier si è dimostrato finora molto capace. Ma che, alla lunga, potrebbe svelare i suoi bluff. Si vedrà.

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