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Coronavirus, il governo sapeva a gennaio. Perché ha tardato tanto?

Il ministero della Salute: "Avevamo tre scenari, uno con 800mila morti". Il piano fu tenuto nascosto "per non scatenare il panico"

Gaetano Mineo
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Già i primi giorni dell'anno, il ministero della Salute sapeva che in Italia il Coronavirus avrebbe potuto mietere fino a 800 mila vittime. Tutto contenuto in un dossier redatto dallo stesso dicastero di Roberto Speranza, e che è stato secretato per non scatenare il panico su sessanta milioni di italiani. Terrore che di certo ha mandato in tilt il governo Conte 2, condizionando la sua gestione del virus cinese finora quanto meno discutibile, nonostante la portata della stessa emergenza. Discutibile circa i morti di Coronavirus, rispetto alla popolazione italiana e in relazione ai dati planetari. Discutibile, anche sui tempi dell'attuazione del lockdown rispetto a ciò che già accadeva da dicembre in Cina e ai dossier che già da quasi due mesi erano nelle mani del Conte 2, dato che il primo provvedimento che ha fatto scattare gli «arresti domiciliari» per gli italiani è stato firmato dal premier Giuseppe Conte il 10 marzo scorso. Leggi anche: L'app immuni "volontaria". Ma se non la scarichi sono guai «Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato» ammette al Corriere il direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani, evidenziando, che «la risposta del Governo all'emergenza sia comunque stata assolutamente adeguata». Come riporta lo stesso quotidiano di Urbano Cairo, nel documento governativo, già il 20 gennaio il ministero della Salute aveva pronto un piano nazionale per contrastare la diffusione del coronavirus in Italia. Un piano che prevedeva tre scenari di cui anche quello che poteva scatenare le 800 mila vittime. Urbani insiste: «Non c'è stato nessun vuoto decisionale. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio». Rivelazioni che gettano nuova luce anche sulla «blanda» circolare diffusa dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria il 5 gennaio a Regioni e ministeri sulla «polmonite da eziologia sconosciuta» proveniente dalla Cina. All'interno i sintomi della malattia di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive in entrambi i polmoni. E a rendere più allarmante, oggi, la conclusione delle due pagine redatte, come detto, lo scorso 5 gennaio e che riportavano le rassicurazioni - oggi a dir poco attendibili - dell'Organizzazione mondiale della sanità: «Evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina in base alle informazioni attualmente disponibili su questo evento». E così in Italia si è continuato a sbarcare e partire da e per la Cina. E solo il 30 gennaio scorso, il premier Conte, con uno dei suoi tanti decreti, ha fermato i voli con la Cina. Insomma, dubbi ce ne sono. E non pochi sulla gestione del governo di questa emergenza coronavirus. Una gestione affidata finora a oltre duecento consulenti di varia natura (virologi, professori universitari di varie parti del pianeta, e via dicendo) e dove mancano però i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori che sono le uniche categorie che sanno come ci si muove nei posti di lavoro. Una gestione affidata anche agli esperti dei relativi ministeri, alla Protezione civile, ai vari commissari nominati da Conte. Così alla fine della fiera, non si sa, in concreto, chi sta sulla plancia a comandare la nave che appare senza rotta. Ma questa è un'altra storia, rispetto al dossier segretato dal governo per circa quattro mesi.

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