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Coronavirus, altro che prendersela coi medici. La psicosi è colpa di Conte

Raffica di errori dall'esecutivo. L'ultimo è scaricare le colpe sul mini-ospedale di Codogno. Ma ad aver scatenato una maxi-confusione sono le ordinanze del governo

Franco Bechis
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Non c'è dubbio che sul coronavirus sia scattato il panico in tutta Italia e purtroppo anche nel resto del mondo che sta chiudendo ai viaggi verso l'Italia quando non addirittura agli italiani. Ad avere provocato la psicosi è stata certo la gravità della malattia e la rapidità del contagio, ma anche e soprattutto la fallimentare gestione della crisi da parte del governo italiano e in particolare dell'uomo che lo guida, il premier Giuseppe Conte. Il culmine di questo disastro è stato raggiunto lunedì sera quando il presidente del Consiglio ha accusato senza manco avere il coraggio di nominarlo il piccolo ospedale di Codogno di avere provocato il contagio in Italia per non avere seguito correttamente i protocolli esistenti. Anche se l'accusa fosse vera, il comportamento del capo della gestione della crisi italiana (Conte) sarebbe inqualificabile. Un po' come se io accusassi l'ultimo dei collaboratori de Il Tempo per una castroneria pubblicata, vagliata da chi gli ha chiesto l'articolo, dal capo servizio del settore, dal desk centrale e ovviamente dal direttore responsabile (chi vi scrive) che ne deve rispondere pure davanti alla legge. Fare il bullo con qualche infermiere o dottore di turno al piccolo pronto soccorso di provincia dallo scranno di uomo più potente di Italia segna con chiarezza lo spessore personale e il senso dell'incarico che ha l'uomo. Ma non è solo un tema personale: l'accusa rivolta da Conte è del tutto infondata, perché non esisteva alcun protocollo pubblico eluso nella gestione del paziente numero uno del contagio nel Nord Italia. Quelli esistenti sono stati emanati da fine gennaio in poi dalla protezione civile, dalla presidenza del Consiglio dei ministri e naturalmente dal ministero della Salute: istruzioni a raffica (decine), diverse fra loro e spesso addirittura in contrasto l'una con l'altra, come racconta nel dettaglio il nostro Fernando Magliaro oggi. L'ultima disposizione data era quella di fare il tampone (e prendere tutti i provvedimenti cautelativi del caso) solo a chi- essendo sintomatico- veniva da zone a rischio della Cina o che aveva avuto contatti con chi proveniva da quelle aree. Il paziente numero uno non veniva dalla Cina e ancora oggi non sappiamo da chi abbia contratto il virus. Che precauzioni avrebbe allora dovuto prendere quel poveretto che era di turno al pronto soccorso di Codogno? Non c'è nessuna delle autorità governative che in questa selva di ordinanze abbia mai stabilito che dovesse essere isolato e trattato solo con le protezioni necessarie anche chi si fosse presentato con normali sintomi influenzali o con sospetto di polmonite. Quindi abbiamo un presidente del Consiglio che parla a vanvera, ma facendolo regala a tutto il mondo questo messaggio: il servizio sanitario italiano non è sicuro, e fa danni. Così anche voi stranieri mai i vostri governi vi lasciassero venire in Italia, vivete pure preoccupati perché se malauguratamente soffriste di qualche malanno, negli ospedali italiani fingendo di curarvi vi trasmetterebbero la peste. E' il premier che sta alimentando la psicosi italiana e degli altri paesi nei confronti dell'Italia. Lo ha fatto quando con superbia fuori posto ha comunicato di avere messo in sicurezza il suo paese chiudendo i voli da e per la Cina, provvedimento (sue parole) “all'avanguardia”. Gonfiando il petto in quella occasione è come avesse dato dello scemo a qualsiasi altro capo di governo in Europa e in Occidente che non aveva adottato la stessa misura. Oggi sappiamo perché e chi ha sbagliato: tenere aperti quei voli avrebbe consentito alle autorità di adottare eventuali provvedimenti di isolamento e quarantena e comunque la possibilità di avere in qualsiasi momento in mano la lista dei passeggeri provenienti dalla Cina. In questo mese sono arrivati lo stesso, pagando più cari i voli e facendo scalo a Dubai o in altre capitali europee, ma il governo non sa né quanti né chi siano. Ottimo risultato e lo stiamo vedendo. Quando poi nel giro di due o tre giorni l'Italia è diventato il primo paese di Occidente e il terzo al mondo per numero di contagiati e purtroppo anche per numero di morti da virus invece di stare zitto e lavorare con umiltà il presidente del Consiglio ha nuovamente gonfiato il petto e dato dello scemo e incapace a qualsiasi collega europeo: in Italia più contagi solo perché lui aveva fatto fare più controlli e tamponi. Oltre alla sgradevolezza di questo atteggiamento, anche qui Conte ha infilato una sostanziale bugia: i tamponi sono stati fatti solo negli ultimi giorni (fino ad allora solo poche decine) proprio perché il virus era arrivato e si controllavano quelli che hanno avuto rapporti diretti con i primi malati. La Gran Bretagna ne ha fatti ben di più e non si è limitata a farli alla semplice cerchia dei primi contagiati. Ma poi che modo di fare è? Se per disgrazia il coronavirus in Italia diventasse una tragedia e superassimo il numero di contagiati della Cina, che farebbe Conte? Uscirebbe a braccia alzate sul balcone di palazzo Chigi che vide già la celebrazione della fine della povertà gridando tre volte “Campioni del mondo!” come Nando Martellini ai campionati di calcio del 1982? Siamo in queste mani purtroppo, e altro che psicosi quando chi è lì per dare sicurezza si comporta in questo modo. Ci appelliamo piuttosto alla metempsicosi, nella speranza che qualche altra anima più utile al momento si reincarni nell'inquilino di palazzo Chigi...

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