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Rai: niente nomine, Fabrizio Salini in bilico

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RAI

Non c'è accordo nella maggioranza sui nuovi incarichi che saranno assegnati per un riequilibrio dopo quelli del precedente governo

Luigi Frasca
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Stavolta l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, è in bilico, tanto che per tutta la serata di ieri sono state insistenti le voci delle sue dimissioni. Essendo convocata la riunione del Cda Rai, con all'odg le nomine, per le 10.30 di oggi, il fatto che ieri non fossero ancora arrivati curriculum per le direzioni dei tg era il segno che le nomine sarebbero slittate ancora e che non c'era un accordo politico e consiliare in grado di garantire che nessuna delle proposte fosse bocciata con un voto dei due terzi del Cda. Per le nomine dei direttori di testata lo Statuto Rai prevede infatti che il parere del Cda sia vincolante se espresso da una maggioranza qualificata: dunque con 5 voti contrari si può bloccare una nomina proposta dall'ad Fabrizio Salini. In questo caso, per l'esasperarsi di motivazioni e pressing politici diversi rappresentati in Cda, le nomine di oggi avrebbero evidentemente rischiato di non passare: da un lato chi riteneva il mini-pacchetto di nomine (nelle ultime ore si era parlato soltanto di due nomine alle news, Mario Orfeo al Tg3 e Giuseppina Paterniti alla direzione Approfondimento) troppo esiguo per dare il segno di un riequilibrio filo-governativo rispetto al precedente governo gialloverde (il Pd e Iv); da un altro lato chi invece trovava insensata la sostituzione di Paterniti al Tg3, come il consigliere Rai espresso dai dipendenti, Riccardo Laganà, che riteneva inspiegabile l'avvicendamento alla guida della testata di un direttore che non ha avuto richiami da Agcom, che non ha problemi di gestione della redazione e che è anche l'unica donna alla guida di uno dei tre maggiori Tg Rai; da un altro lato ancora il presidente Foa e i consiglieri attualmente «all'opposizione»  (Igor De Biasio e Giampaolo Rossi) che ritengono che il Pd sia già stato accontentato abbastanza con la nomina di Stefano Coletta a Rai1 (e con la permanenza di Antonio Di Bella a RaiNews24). In questo scenario gli occhi erano puntati in particolare sul consigliere vicino al M5S, Beatrice Coletti, dal momento che il suo voto sarebbe stato determinante sia per sancire un accordo Pd-M5S sulle nomine, sia per non rischiare appunto che le nomine venissero «bocciate» dal voto contrario di 5 consiglieri. La decisione di non toccare la direzione del Tg1, dove Giuseppe Carboni era stato indicato con il gradimento dei 5Stelle, sembrava in grado di far ottenere il placet sul mini-pacchetto (Tg3 e Approfondimenti) previsto per oggi. Ma evidentemente non c'erano certezze o forse è mancata la volontà di far passare delle nomine con soli 3 voti (su 7) a favore. In ogni caso, di fronte all'ennesimo stop eterodiretto» alle dinamiche aziendali, Salini avrebbe reagito mettendosi a preparare un discorso per il Cda di oggi con cui mettere ognuno di fronte alle proprie responsabilità. E gli scenari sarebbero tutti aperti, compresa l'ipotesi di dimissioni dell'ad. Intanto, il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in una lettera aperta all'amministratore delegato della Rai scrive: «La Rai sta vivendo un passaggio davvero critico della sua storia, per questo le rivolgo questa lettera aperta, alla vigilia del Cda per il quale ha annunciato comunicazioni importanti. Mi auguro che con le sue comunicazioni possa finalmente e con coraggio dare un colpo di reni alla situazione, dopo un anno e mezzo di pressioni, scivoloni, violazioni, diktat e intromissioni dei partiti azionisti di maggioranza». 

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