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Gregoretti, la Lega non vota contro Salvini

Pierpaolo La Rosa
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Non impedire il processo per la vicenda Gregoretti perché è sua intenzione avere un chiarimento, in tribunale, sulla legittimità del proprio operato: è quanto ha ribadito Matteo Salvini nella riunione di ieri con i suoi senatori, i quali si sono però opposti prospettando un'astensione o una non partecipazione al voto di oggi, quando l'Aula di palazzo Madama si pronuncerà sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania nei confronti dell'allora titolare dell'Interno per quanto accaduto lo scorso fine luglio, davanti alle coste della Sicilia, sull'imbarcazione della Guardia costiera con a bordo 131 migranti fatti sbarcare dopo quasi sei giorni di attesa. È, dunque, il momento della verità per il leader del Carroccio dopo che lo scorso mese la Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari, tra molte polemiche e diversi colpi di scena, si era espressa per il sì. «Voteranno per mandarmi a processo, i senatori della Lega ovviamente non si opporranno», aveva anticipato ieri il diretto interessato durante una diretta Facebook su un taxi acqueo, da Venezia, osservando di aver «difeso e protetto l'onore, la dignità, la sicurezza e i confini del mio Paese. Mi approccio a questa votazione con assoluta tranquillità, con la certezza di non aver commesso alcun reato, con la certezza che sia un processo giuridicamente basato sul nulla, privo di qualsiasi fondamento. Io non scappo, non ho paura. Tanti mi dicono di essere preoccupati: confido che ci sia giustizia al di là di tutto e di tutti. Vado a testa alta - la rivendicazione finale -, sempre e comunque». Ieri, però, c'era poca voglia di parlare da parte degli esponenti leghisti: «Mi spiace. Si tratta di fasi delicate», ci spiegava con gentilezza su WhatsApp Giulia Bongiorno, che oggi parlerà in Aula per la Lega. Solo l'ex responsabile delle Politiche agricole, alimentari e forestali Gian Marco Centinaio andava all'attacco, sostenendo ai microfoni di Radio Capital che «se si dovesse andare a processo ci dovrebbe andare tutto il governo, perché le scelte di Salvini erano condivise dall'intero esecutivo, a cominciare dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La realtà è che tutti sapevano». Intanto, Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno sciolto la riserva e presenteranno nell'emiciclo un ordine del giorno per chiedere che l'Assemblea neghi l'autorizzazione a procedere nei riguardi dell'ex vicepremier. La votazione sull'odg si svolgerà alla fine della discussione generale, e perché sia approvato è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti, pari a 160 voti, con Lega, FI e Fd'I che ne totalizzano complessivamente 139. Nel documento viene richiamato il precedente caso della nave Diciotti, che terminò con il no alla richiesta di autorizzazione a procedere verso Salvini. Il testo tira, poi, in ballo il premier che «ha esplicitato la linea del governo in materia di sbarchi in diverse sedi istituzionali, e in particolare nella seduta dell'Assemblea del Senato del 12 settembre 2018, con riferimento al caso Diciotti, in quanto prima fattispecie concreta che poneva determinate problematiche». Un messaggio di solidarietà è, infine, quello arrivato da Giorgia Meloni che nel corso dell'esecutivo del suo partito avrebbe sottolineato come Fd'I continuerà a difendere, con convinzione, il senatore leghista.

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