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Il governo ribattezza il Fascismo

Franco Bechis
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L'accusa è fra le più usate in questi ultimi anni: «Fascista!». È una hit nelle fila della attuale maggioranza di governo, e l'epiteto viene usato normalmente a sproposito contro gli avversari politici. Non pochi nei talk show televisivi lanciano spesso l'allarme su un possibile ritorno del fascismo, citando di solito episodi minori. Timori che non deve nutrire però chi sta a palazzo Chigi, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai suoi sottosegretari fino ai ministri senza portafogli, in testa Vincenzo Spadafora.  Per approfondire leggi anche: RADUNO PER MUSSOLINI AL TGR Perché sul sito internet della presidenza del Consiglio dei ministri, nell'area della struttura di missione per gli anniversari nazionali e gli eventi sportivi nazionali e internazionali campeggia una definizione del ventennio di Benito Mussolini che non avrebbero osato nemmeno i più nostalgici: «un nuovo corso economico e istituzionale». La frase è estrapolata da una comunicazione del 25 giugno scorso per invitare a presentare idee sul «diciannovismo», il quadriennio del primo dopoguerra italiano che andò dal 1919 al 1922. La celebrazione di quegli anni era stata messa in calendario dal comitato storico e scientifico della Presidenza del Consiglio dei ministri, presieduto dall'ex presidente del Senato Marcello Pera. È stata sua l'idea di aprire a idee esterne ogni celebrazione in calendario, proponendo la formula del «Call for Ideas». Nell'invito a presentare proposte si premette che quel quadriennio «incise sull'assetto geopolitico e identitario del nostro Paese». E poi si prosegue in un italiano un pizzico confuso con la frase della revisione storica. Partendo appunto dal diciannovismo per arrivare al ventennio fascista: «Un periodo - come lo ha definito Pietro Nenni - agitato da tumultuosi scioperi nelle fabbriche e caratterizzato dalle nuove formazioni politiche di massa, aprì a un nuovo corso economico e istituzionale». Non ci sono dubbi sul riferimento storico, perché non può esserci altro «nuovo corso» seguito al quadriennio 1919-1922 che non sia il fascismo. Abbiamo chiesto ufficialmente alla presidenza del Consiglio dei ministri il motivo di questa improvvisa riscrittura storica, e la risposta è stata che alla data del 25 giugno quella struttura di missione dipendeva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti. E il dato è sicuramente esatto, tanto è che fu proprio lui il 19 giugno scorso a partecipare nella Biblioteca Chigiana alla seduta del comitato storico scientifico della presidenza del Consiglio che definì il calendario delle celebrazioni storiche degli anni successivi. Giorgetti commentò pure la seduta spiegando: «Non vogliamo celebrazioni fini a se stesse, il nostro obiettivo è quello di stimolare un dibattito, un'ampia discussione su un periodo poco studiato e poco conosciuto», e il riferimento era proprio al quadriennio del diciannovismo. La presidenza del Consiglio dei ministri in un comunicato quello stesso giorno aveva annunciato di avere coinvolto nell'iniziativa pure il ministero della Pubblica istruzione e la televisione di Stato: «La Rai, attraverso Rai Storia e Rai Cultura, si è resa disponibile a realizzare una docuserie in 3 episodi e unità didattiche in formato video per le scuole, da mettere a disposizione di studenti e docenti, insieme al Miur». Ma di chi è stata la manina che ha riscritto in quelle poche semplici battute la storia ben più complessa del ventennio? Nessuno lo sa. Ma soprattutto nessuno si è preoccupato di intervenire e cambiare quel testo quando Giorgetti era ormai solo un ricordo durante il quadrimestre in cui è in carica il governo che unisce il M5s al partito democratico di Nicola Zingaretti. Tutti convinti che pacificamente l'era Mussolini sia stata solo «un nuovo corso economico e istituzionale»? Evidentemente sì.

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