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Proteste a Hong Kong, la Cina censura pure la Meloni

Giorgia Meloni chiede di convocare l'ambasciatore. Ma per Pechino è da "irresponsabili" la conferenza in Senato con il capo della protesta di Hong Kong

Silvia Sfregola
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È diventato un caso internazionale la videoconferenza organizzata in Senato da Fratelli d'Italia con Joshua Wong, il leader delle proteste di Hong Kong. A Pechino non l'hanno presa bene, tanto che l'ambasciata cinese a Roma ha diffuso un messaggio su Twitter in cui si scaglia contro i politici italiani organizzatori dell'iniziativa, accusati di un «comportamento irresponsabile». Giorgia Meloni, per tutta risposta, ha chiesto al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di convocare subito l'ambasciatore, per non far passare in secondo piano queste «dichiarazioni arroganti e intollerabili». Il leader della Lega, Matteo Salvini, invece, ha ricordato alla Repubblica popolare che «non siamo una provincia cinese e che per noi democrazia, libertà e diritti umani sono valori irrinunciabili». Per approfondire leggi anche: LA CINA VUOLE METTERCI IL BAVAGLIO Lo sdegno delle forze politiche si è levato (quasi) unanime. Anche Pd e Forza Italia hanno protestato contro "l'attacco" cinese. Nei 5 Stelle la reazione più autorevole è stata senz'altro quella del presidente della Camera, il quale ha difeso «il diritto dei parlamentari di esprimere le proprie opinioni e i propri giudizi politici». Per Fico quelle dell'ambasciata di Pechino sono «parole profondamente irrispettose». Anche la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, le ha definite «dichiarazioni inaccettabili e lesive della libera espressione dei parlamentari italiani». Nei 5 Stelle l'imbarazzo è grande. Soprattutto se si pensa che... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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