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Vertice sulla manovra. Rissa garantita

Da sinistra il ministro Di Maio e il premier Conte

Di Maio riporta Conte coi piedi per terra. Il leader M5S avverte il premier: "Senza di noi il governo non c'è più". Zingaretti furioso: "Italiani stanchi, ma non coglioni"

Silvia Sfregola
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Fuori dal Governo se non si segue la linea economica di Palazzo Chigi? Senza il M5S l'esecutivo non ci sarebbe proprio. Luigi Di Maio, capo politico pentastellato sempre più distante dal premier Giuseppe Conte, mette in chiaro di voler essere ascoltato sulla manovra. Assente alla prima riunione che ha dato il via libera 'salvo intese' all'ossatura della legge di Bilancio, il ministro vuole una nuova riunione a Palazzo Chigi per confrontarsi con Conte, e magari arrivare a correzioni sulle Partite Iva. Una riunione dovrebbe tenersi nel tardo pomeriggio di oggi. Da Matera, dove celebra il conto alla rovescia assieme alle autorità degli Emirati verso Dubai 2020, il capo della Farnesina rigetta i toni "o si fa così, o si va a casa", usati qualche ora prima dal presidente del Consiglio. "In politica si ascolta, e si prendono in considerazione le proposte della prima forza politica che regge questo governo, che è il M5S - scandisce Di Maio -. Se va a casa il Movimento, è difficile che possa ancora esistere una coalizione di governo". Il capo politico pentastellato si dice comunque fiducioso che le sue richieste verranno ascoltate. E pure Matteo Renzi, dalla Leopolda, usa toni concilianti: l'idea non è certo di far cadere l'esecutivo, ma di arrivare all'elezione del prossimo capo dello Stato, facendo durare la legislatura sino al 2023. Detto ciò, però, dalla Leopolda Renzi cerca di guadagnare spazio politico, e questo non piace al Pd. Il segretario Nicola Zingaretti ricorda che nelle prossime elezioni, tutte regionali e tutte a sistema maggioritario, o si costruisce un campo alternativo al centrodestra, ricompattato dopo la manifestazione di piazza San Giovanni, oppure "regaliamo l'Italia a Salvini". Quindi, ospite su La7, il segretario dem ripete le parole del premier: la manovra, la settimana scorsa, l'avevano votata tutte le componenti della maggioranza giallo-rossa. "Nessuno ricominci a mettere le bandierine sulle proprie identità, perché gli italiani sono stanchi", sottolinea Zingaretti, più aggressivo del solito quando ricorda: "Gli italiani sono un popolo calmo, ma non sono dei coglioni: se non si rispettano gli impegni presi, si arrabbiano e ci sarà una rivolta". Al di là delle dichiarazioni, dietro le quinte si lavora per trovare un accordo. Una delle preoccupazioni per Di Maio sono le nuove multe agli esercenti che rifiutano di usare il Pos. Al momento di ipotizza una sanzione di 30 euro più il 4% della transazione non accettata. Queste cifre si potrebbero abbassare. Oppure, visto che lo stesso Conte ha assicurato di essere in contatto con banche e Poste per ridurre il costo delle commissioni, le multe potrebbero scattare solo quando entreranno a regime spese di gestione del Pos meno elevate. C'è poi lo spinoso dossier del carcere ai grandi evasori. In linea di massima c'è un accordo per varare nuove norme. Ma si registrano divergenze sullo strumento da usare: il Dl Fisco, atteso in Parlamento nella sua versione definitiva, potrebbe non essere il mezzo più adeguato. Il ministro della Giustiza Alfonso Bonafede ha annunciato un'intesa a grandi linee per aumentare l'incarcerazione in caso di dichiarazione fraudolenta, probabilmente per chi supera i 100mila euro. Nell'accordo rientrerebbero anche le nuove norme per la confisca per sproporzione, ora prevista per i mafiosi. Ma lo stesso Guardasigilli ammette: "Dobbiamo decidere quale parte far entrare subito e quale in sede di conversione" del decreto in legge.

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