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Tempi più lunghi per la legittima difesa

Il ddl torna al Senato per le coperture finanziarie

Silvia Sfregola
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Si allungano i tempi del via libera finale alla riforma della legittima difesa. Il provvedimento, fortemente voluto da Matteo Salvini, a causa di un «errore tecnico» sulle coperture finanziarie relative al 2018, ha subito un piccolo stop alla Camera, a cui la commissione Giustizia ha però velocemente posto rimedio, ma ora la riforma dovrà affrontare un nuovo passaggio al Senato. L'obiettivo della Lega, tuttavia, resta quello di incassare l'ok definitivo entro il mese di febbraio, viene spiegato, anche se potrebbero volerci alcune settimane in più a seguito dei numerosi provvedimenti in esame, tra cui alcuni decreti che hanno la priorità. In particolare, lo slittamento del decreto semplificazioni al Senato potrebbe avere un effetto domino sulla Camera e così l'esame della legittima difesa da parte dell'Assemblea di Montecitorio - prevista in Aula nel mese di febbraio ma senza l'indicazione di una data certa - rischia di non iniziare prima del 12 febbraio. Di conseguenza, l'approvazione definitiva da parte del Senato, se la maggioranza imporrà un tour de force, potrebbe arrivare in zona Cesarini, gli ultimi giorni di febbraio o scavallare a marzo, decreto Carige permettendo.Ma al di là della tempistica, ciò che conta per la Lega è che il testo non subisca alcuna modifica, fatta eccezione per quella tecnica approvata oggi in commissione Giustizia. Sul punto il partito di via Bellerio è stato categorico con l'alleato di governo, e i pentastellati hanno recepito il messaggio, garantendo lealtà. Del resto, ricorda una fonte autorevole dei 5 stelle, era stato «siglato un patto» con i leghisti: via libera al ddl anticorruzione senza incidenti - dopo le lunghe trattative tra i due vicepremier con la mediazione di Conte - per poi «dire sì alla riforma della legittima difesa senza modifiche», nonostante i malumori interni di diversi pentastellati. Dunque, M5s e Lega confermano la blindatura della riforma della legittima difesa, anche se dovrà tornare al Senato per la terza ed ultima lettura: «rispetteremo i patti tra alleati di governo», assicurano dai 5 stelle e, quindi, non ci sarà alcun tentativo di riaprire la partita. La modifica chiesta dalla commissione Bilancio poteva essere l'occasione per ridiscutere i nodi aperti e tornare alla carica con la Lega per incassare qualche cambiamento. Ma le stesse fonti 5 stelle tornano a garantire: «L'accordo sul contenuto della legittima difesa è stato siglato, c'era l'accordo sui contenuti e non verranno cambiati». Oggi la commissione Giustizia della Camera ha approvato l'emendamento dei relatori che modifica le coperture finanziarie così come richiesto ieri dal parere della commissione Bilancio, per poi licenziare il provvedimento per l'Aula. In sostanza, dopo il primo via libera da parte di palazzo Madama, lo scorso 24 ottobre, i tempi alla Camera si sono allungati rispetto al timing inizialmente fissato da Salvini a causa della lunga trattativa sulla manovra. Durante l'esame in commissione a Montecitorio, però, nessuno si è accorto che erano rimaste delle coperture finanziarie relative al 2018 fino all'alert arrivato ieri dalla Bilancio.«Tanto rumore per nulla. Si è trattato di un mero errore tecnico degli uffici, molto semplice e molto banale», minimizza il sottosegretario Jacopo Morrone. «L'unica questione è che la definitiva approvazione di questo provvedimento, atteso dagli italiani e che trova il Governo in perfetta sintonia, sarà ritardata di qualche giorno. La ratio non cambia», conclude. Resta la netta contrarietà al provvedimento da parte di Pd e Leu, mentre FdI e Forza Italia difficilmente faranno mancare il loro appoggio, anche se entrambe le forze di centrodestra avrebbero preferito un testo più «incisivo». Tanto che gli azzurri hanno sperato nell'incidente tecnico per tentare un approccio con i leghisti e rivedere alcune parti della riforma: «se serve la terza lettura per rimediare a un errore tecnico, Forza Italia c'è ed è disponibile a lavorare anche nei week end», è stata l'offerta di Mariastella Gelmini, ma «la maggioranza rivaluti i nostri emendamenti su zero indennizzo per aggressore e inversione onere della prova».

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