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Il governo traballa su quota 100 e reddito. Di Maio resiste: "Non slittano"

Il vicepremier al lavoro per evitare sanzioni

Silvia Sfregola
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"Stiamo rifacendo i conti su tutto. Ma  il numerino arriva alla fine". Le parole di Matteo Salvini lo lasciano intendere chiaramente: la partita sulla manovra è tutt'altro che chiusa. Lo sperano anche a Bruxelles, dove il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici continua a ripetere che le sanzioni all'Italia "sarebbero un fallimento" e che "dobbiamo cercare con tutta la nostra forza soluzioni condivise alla questione del bilancio italiano". E' chiaro che in Europa ci si aspetta un segnale da Roma. Le regole possono essere "flessibili", certo, ma vanno rispettate. Ed è per questo che sarebbe meglio che il governo italiano mettesse nero su bianco i nuovi impegni, se effettivamente deciderà di assumerli. Ma "non ci sarà un nuovo documento da mandare all'Ue - ha assicurato Salvini - Non credo giusto che ci siano sanzioni prima che ci sia la manovra". Insomma, la strada è ancora tutta in salita. Sul deficit al 2,2% anziché al 2,4% "potremmo esserci", è l'apertura del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri ma,  hanno rivendicato i pentastellati, non se metterà a rischio le riforme del contratto. E dunque quota 100, reddito e pensioni di cittadinanza entreranno in vigore a marzo, assicura il vicepremier Luigi Di Maio, "siamo ancora in una fase interlocutoria con l'Unione europea, io parlo di impegni politici e non tecnici". Anche per Salvini "rimane l'impegno per quota 100 a marzo, certo. Ma con la collaborazione dell'Inps, con cui non c'è stata alcuna polemica, perché serve la collaborazione di tutti", ha sorriso. Proprio il numero uno dell'istituto di previdenza, Tito Boeri, nell'ennesima giornata di frecciatine e botta e risposta a distanza è tornato a lanciare un warning sulle misure proposte dal governo:  "La strada del divieto di cumulo è difficile da perseguire", ha avvisato, bocciando poi l'espressione stessa 'quota 100' perché "davvero fuorviante, rischiamo di illudere le persone". I dettagli sono da vedere, le relazioni tecniche del Mef attese con impazienza per far di nuovo i conti e tirare le somme. Giovedì dovrebbe essere convocato a palazzo Chigi l'ennesimo vertice tra premier, vice e ministro dell'Economia, venerdì inizierà il G20 di Buenos Aires a cui parteciperanno Moscovici, Juncker, Conte e Tria che potrebbero trovare dunque una nuova occasione per un faccia a faccia. Anche perché il tempo scorre: lunedì a Bruxelles l'Eurogruppo potrebbe già prendere una decisione sulla richiesta della Commissione di avviare la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. "Faremo di tutto per evitare sanzioni", ha assicurato Salvini secondo cui "la manovra uscirà dal Parlamento diversa da come è entrata, la parola fine non la dà il governo ma il Parlamento, dove alcuni emendamenti potranno essere approvati". Il lavoro della commissione Bilancio della Camera, per la verità, procede a rilento: nella prima giornata di votazioni nessuna proposta di modifica è stata approvata. Si attendono le decisioni del governo, e i conseguenti emendamenti, mentre appare "ambizioso", per dirlo con le parole del presidente Claudio Borghi, che il testo possa arrivare all'esame dell'aula nel pomeriggio di lunedì 3 dicembre, come previsto dal calendario.

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