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Caos centrodestra, trova l'unità. Poi Salvini si smarca: "Trattare col M5S"

Leader del centrodestra

Manovre e trattative in vista del secondo giro di consultazioni

Carlo Antini
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Centrodestra nel caos dopo una domenica bestiale fatta di comunicati e smentite. Salvini si smarca dal pre-incarico senza una maggioranza sicura e la coalizione traballa ancora. Giorgia Meloni e il leader del Carroccio arrivano verso le 15 ad Arcore, l'obiettivo è quello di ricompattare la coalizione e rispondere, uniti e coesi, alle parole di Luigi Di Maio: «Da Arcore non può partire nessuna proposta di cambiamento per l'Italia, non è il governo di cambiamento che immaginiamo quello che chiede Salvini, cioè un governo ammucchiata con dentro Meloni, Salvini, Berlusconi e il Movimento 5 Stelle». Insomma non si provi a spaccare il centrodestra, è il messaggio che si vuole far recapitare al capo politico del Movimento 5Stelle. L'idea, maturata durante il vertice lampo, è quella di andare da soli «rispettando la volontà popolare» e il pre-incarico sarebbe la prova della verità. Salvini però non è d'accordo, lui davanti alle Camere vuole andarci con una maggioranza solida perché non ha nessuna intenzione di «bruciarsi» come ha fatto Pier Luigi Bersani nel 2013. Lasciata Villa San Martino, anche se concordato con gli alleati il comunicato congiunto, al leader del Carroccio viene recapitato il post al vetriolo di Luigi Di Maio: «Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento, ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all'irrilevanza. Adesso per completare l'opera, consiglio a Salvini di chiedere l'incarico di Governo al Presidente Mattarella e di dimostrare come possa governare con il 37%. Da noi la grande ammucchiata non avrà un solo voto». Il leader della Lega si vede già costretto ad elemosinare i voti del Partito democratico e realizzare il piano di Berlusconi. Ecco allora la rettifica: la Lega è contraria all'ipotesi di un governo di centrodestra che vada alla «conta» in Parlamento. Precisano fonti del Carroccio, che rimandano al mittente un eventuale «accordo» su un possibile pre-incarico al buio. Insomma nel centrodestra altro che distensione. È tutto da rifare. I due uomini della coalizione avevano già espresso le loro posizioni, distanti, dopo aver incontrato Sergio Mattarella. Il compito di ricompattare è toccato nuovamente a Meloni, che durante la riunione ha trovato un punto di caduta: rivendicare «il compito di formare il governo» e «un presidente del consiglio espressione dei partiti» che compongono l'alleanza. «I numeri si trovano, parleremo con le forze politiche, sarebbe meglio, altrimenti parleremo con i singoli parlamentari» spiega poi la leader di Fdi. Salvini però si mette di traverso: «Non stiamo giocando alla caccia al tesoro. Io adoro andare a cercare i funghi la mattina ma un conto è cercare funghi e un altro conto è cercare parlamentari. Quindi, si va in Parlamento se c'è una maggioranza. Sennò non si va in Parlamento a caso». Berlusconi osserva e non è sorpreso della reazione del neosenatore. Tutto a dimostrare, secondo il ragionamento del Cav che l'accordo con Di Maio c'è già e che i due forni sono ancora ben accesi. L'ex premier dal canto suo non ha di certo assicurato al leghista il suo appoggio davanti al Capo dello Stato e nel comunicato ufficiale è scritto a chiare lettere, visto che il nome di Salvini non compare proprio. Berlusconi non ha abbandonato affatto l'idea di un governo di minoranza con l'appoggio esterno del Pd e per questo che il piano è quello di trovare un terzo «uomo» da presentare a Mattarella, cui neanche i dem potranno dire di no.

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