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"P3 associazione segreta", Carboni condannato. Assolto Verdini

L'imprenditore Flavio Carboni

Silvia Sfregola
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Otto le condanne inflitte dai giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma: sei anni e sei mesi di carcere all'imprenditore Flavio Carboni e quattro anni e nove mesi per Arcangelo Martino. L'ex senatore di Forza Italia Denis Verdini, assolto dall'accusa di far parte dell'associazione, viene condannato a un anno e tre mesi per il solo finanziamento illecito al partito. Tra i condannati, l'ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (2 anni per abuso d'ufficio), l'ex presidente Arpa Sardegna Ignazio Farris (un anno e 10 mesi per corruzione) e l'ex presidente del consorzio Tea Pinello Cossu (un anno e 10 mesi per corruzione). Condannato a 10 mesi per diffamazione e violenza privata per l'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino. Stessa condanna per l'ex assessore regionale della Sardegna Ernesto Sica. Diciotto persone erano finite a processo nel 2010, e la maggior parte dei reati contestati, oggi sono prescritti, come l'abuso d'ufficio contestato a Ugo Cappellacci di Forza Italia, all'epoca dei fatti presidente della Regione Sardegna. "Dopo anni di gogna mediatica, di titoloni sparati in cui si è parlato con superficiali certezze giornalistiche di fantomatici tesoretti illegali, di miei presunti conti segreti all'estero, di ingenti somme depositate per pagare tangenti oscure a chissà chi, il tutto sotto la mefitica regia di un'associazione segreta tesa a destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni, oggi il tribunale di Roma ha certificato la mia totale estraneità a un'imputazione gravissima e infamante" dichiara Denis Verdini, in merito all'inchiesta sulla presunta P3. "Uno squarcio di luce alla fine di un tunnel interminabile - sottolinea l'ex senatore - che mi rende giustizia dopo le tante fantasiose falsità che hanno dolorosamente segnato la mia vita e quella della mia famiglia. Le 14 mila pagine dell'inchiesta sulla cosiddetta P3, piene di intercettazioni, appostamenti, indagini accuratissime e dopo due anni di dibattimento - spiega - hanno portato a un risultato processuale inequivocabile: in questi anni io non ho tramato, ho solo fatto politica, cosa che per il momento non costituisce fortunatamente reato. Resta l'amarezza per la condanna a un presunto finanziamento illecito che è stato invece esclusivamente utilizzato per pagare gli stipendi di un'azienda giornalistica. Ma ritengo importante che i giudici di Roma abbiano ristabilito la verità sull'accusa più grave: è un primo passo che confido possa gettare una luce diversa anche sugli altri procedimenti che mi riguardano, di fronte ai quali - conclude Verdini - mi sono sempre posto con la fiducia che alla fine la verità processuale coincida con la realtà dei fatti".

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