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Il Pd scoppia tra esclusi e paracadutati

Renzi candida i fedelissimi ed epura i dissidenti. Rivolta tra i dem. La Manfuso: "Non posso sfidare D'Attorre (LeU) padre di mia figlia"

Davide Di Santo
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Fuori tra gli altri Ermete Realacci, Luigi Manconi, Nicola Latorre, Gianni Cuperlo, Andre Martella, Angelo Rughetti, Rosario Crocetta. Entrano volti nuovi come Lucia Annibali, Paolo Siani, Riccardo Illy, Carla Cantone, Tommaso Cerno, Filippo Sensi, Francesca Barra. "Ricambio fisiologico, abbiamo messo in campo la squadra migliore per vincere le elezioni", afferma il segretario Matteo Renzi. Ma nel Pd continua lo scontro sulle liste, pubblicate a tarda notte sul sito. Le frenetiche trattative di questi giorni hanno portato ad esclusioni eccellenti. Ripescato all'ultimo il ministro De Vincenti, ma la minoranza lamenta epurazioni e il non rispetto delle quote congressuali. "Così non si può andare avanti - protesta il governatore della Puglia e leader di minoranza Pd, Michele Emiliano -. Sono state calpestate tutte le regole dello Statuto". "Il Pd - è il refrain nella minoranza - è ormai un partito di centro". Cuperlo motiva così la decisione di fare un passo indietro: "Non mi candido per rispetto dei militanti di una realtà che ha una storia. Ho scoperto di essere candidato a Sassuolo alle tre del mattino e soprattutto di non essere l'unica figura proposta dall'esterno. Ho capito che quella scelta non era stata discussa con i circoli di lassù". Proteste per i "paracadutati" si registrano in tutti i territori. Mattia Zunino, segretario nazionale dei Giovani democratici, osserva: "Non è una questione di maggioranza o minoranze interne, tutti gli under 30 sono stati fagocitati dalle trattative per garantire un posto ai parlamentari uscenti, esigenza legittima e che rispetto ma sulla quale non ho potuto garantire il mio voto". Non sarà della partita neanche Di Pietro:"Avevo accettato la candidatura - ha sottolineato l'ex leader dell'Idv -, ma mettendo in chiaro una cosa: non avrei mai votato a favore di nessun inciucio con Berlusconi. Renzi ha preferito perdere un collegio piuttosto che avere tra i piedi qualcuno che potesse dire 'no' all'accordo col centrodestra". "Il Pd perde consenso perché non è più di sinistra. E noi rappresentiamo oggi la sinistra", incalza il leader di Liberi e Uguali, il presidente del Senato Pietro Grasso. "È diventato il Partito di Renzi", osserva il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Ma il ministro Calenda che aveva chiesto a Renzi di ripensare le liste ritiene che il Partito democratico possa risalire: un Pd che 'veleggia mesto verso un 20%'? "Non credo - sostiene - Sarebbe un disastro per l'Italia" Il Pd può recuperare molti voti con programma serio, in linea con le cose buone fatte, comunicazione pacata e figure credibili. Contribuire a tenerlo su questa rotta è fondamentale, anche a costo di essere talvolta ruvidi". Nel caos liste, spunta una storia familiare. La presidente dell'associazione #Iocosì, Sara Manfuso, ha annunciato un passo indietro: "La politica si può fare anche fuori dal Parlamento e la mia rinuncia alla capolistatura nel proporzionale in Lazio2 come candidata di coalizione di centrosinistra deriva proprio da questo assunto ma, ancor di più, dal rispetto che nutro per il padre di mia figlia (Alfredo D'Attorre, capolista Leu proprio in Lazio2) che non merita - come me - la strumentalizzazione della competizione da un certo inevitabile para-giornalismo. Onorata della proposta che mi è stata rivolta, ma orgogliosa della decisione assunta".

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