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Incubo grillini: a secco nelle grandi città

Beppe Grillo

Tra disastri e faide interne, M5S in gioco solo a Taranto. Anche Pd e Forza Italia testano la tenuta del consenso dopo l'ipotesi "inciucio"

Carlo Solimene
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Le premesse affinché le amministrative dell'11 giugno fossero di fondamentale importanza anche a livello nazionale c'erano già prima che i principali partiti si accordassero sulla legge elettorale. Ma ora che l'intesa potrebbe precipitare il Paese alle urne per il rinnovo del Parlamento nel giro di pochissimi mesi, l'appuntamento che vedrà il rinnovo di oltre mille amministrazioni locali diventa una vera e propria prova generale della salute dei partiti. Se finora a guardare con preoccupazione al voto di domenica era soprattutto il MoVimento 5 Stelle - che rischia di rimanere a secco nelle grandi città a causa di pasticci e faide interne - ora i riflettori si concentrano anche su Pd e Forza Italia, che dovranno verificare la tenuta del proprio consenso mentre si allunga su di loro il sospetto delle larghe intese nella prossima legislatura. I NUMERI DELLA CONSULTAZIONE Ad andare alle urne saranno 1.005 Comuni per un totale di circa 9,3 milioni di italiani coinvolti. Otto le città oltre i centomila abitanti: Palermo, Genova, Verona, Padova, Taranto, Parma, Monza e Piacenza. Il Comune più piccolo è invece Blello, provincia di Bergamo: appena 71 anime. Le amministrazioni uscenti erano guidate in 621 casi da liste civiche, in 155 casi da Giunte di centrosinistra, in 72 dal centrodestra e in soli cinque casi dal MoVimento 5 Stelle. Che, in effetti, nella scorsa tornata tenutasi nel 2012 era ancora lontano dal "boom" che lo rivelò ai grandi media con le Politiche dell'anno successivo. In amministrazione straordinaria erano invece ben 134 Comuni. Resterà commissariato San Luca, in provincia di Reggio Calabria, il paesino noto alle cronache per la faida malavitosa che portò alla strage di Duisburg in Germania e che per la terza volta consecutiva ha visto an- nullata la tornata elettorale per la mancanza di candidature.  PALERMO RESTA A ORLANDO La città più popolosa alle urne è Palermo, oltre seicentomila abitanti. Ed è anche l'unica che sembra avere un risultato scontato. Il sindaco uscente Leoluca Orlando, infatti, potrebbe farcela addirittura al primo turno, anche in virtù di una legge locale diversa da quella nazionale che permette ai candidati di evitare il ballottaggio già sopra il 40% dei voti. Ed è proprio intorno a quella percentuale che si assesterebbe Orlando, sostenuto dal centrosinistra, mentre appaiati a grande distanza sarebbero il candidato del centrodestra Fabrizio Ferrandelli (nelle fila del Pd fino a poco prima della campagna elettorale) e Ugo Forello, candidato dei Cinquestelle tra le polemiche, in una città in cui il MoVimento ha già dovuto affrontare la «firmopoli» che ne ha fiaccato le poche speranze di vittoria. PD TERRORIZZATO A GENOVA Ma una delle città a cui si guarda con maggior interesse per i risvolti nazionali è Genova. Dove il centrosinistra ha chiuso in maniera drammatica l'esperienza dell'«arancione» Doria e ora ha trovato in Giovanni Crivello il candidato capace di riunire renziani e bersaniani. Peccato che i sondaggi sembrino piuttosto premiare il candidato del centrodestra Marco Bucci, cui è riuscito il miracolo di unire sotto le sue insegne alfaniani, berlusconiani e leghisti. Se Bucci dovesse trionfare la bilancia politica penderebbe di più verso il vecchio modello di centrodestra che verso l'ipotesi «Renzusconi». La partita è comunque aperta. E i Cinquestelle nella città di Grillo? Hanno visto drammaticamente ridursi le proprie chance dopo il disastro primarie, dopo il capo politico ha silurato la trionfatrice Cassimatis per ripescare il fedelissimo Nicola Pirondini. Base confusa e addio sogni di gloria. PIZZAROTTI BIS A PARMA? Là dove i cinquestelle avrebbero potuto invece davvero vincere era a Parma. Peccato che l'uscente Pizzarotti abbia lasciato il MoVimento dopo una serie di incomprensioni culminate con la sua sospensione. Così l'amatissimo sindaco potrebbe essere rieletto sotto le insegne della sua civica e, semmai, l'avversario più temibile è il centrosinistra rappresentanto da Paolo Scarpa. Il ballottaggio è sicuro e sarà determinante il comportamento dell'elettorato di centrodestra dopo l'«eliminazione» al primo turno di Laura Cavandoli. Solo le briciole, infine, per il grillino «ufficiale» Daniele Ghirarduzzi. DINASTY TOSI A VERONA Nel capoluogo veneto ha fatto discutere la scelta dell'uscente Flavio Tosi di far correre la compagna Patrizia Bisinella non potendosi ricandidare in prima persona a causa del limite dei due mandati. I veronesi non sembrano aver gradito e quindi la corsa potrebbe essere tra Federico Sboarina del centrodestra e Oreste Salemi del centrosinistra. Anche qui suspance sul ballottaggio: come si comporteranno grillini e tosiani? La città dell'Arena è quella dove il risultato è più incerto e si aspettano sorprese. GLI ALTRI CAPOLUOGHI A sorridere ai Cinquestelle potrebbe invece essere Taranto. La «città dell'Ilva» è reduce da due mandati di Ippazio Stefano, sinistra. Ma le divisioni nel campo progressista (con almeno tre candidati riconducibili a quell'area) e nel centrodestra spianeranno la strada al grillino Francesco Nevoli, per lo meno al primo turno. A Padova si andrà sicuramente al ballottaggio e favorito è l'uscente Massimo Bitonci, leghista caduto in seguito al «tradimento» di due consiglieri forzisti. Anche in questo caso debole il candidato grillino, Simone Borile, scelto con appena 108 voti alle primarie on line. Grande attesa, infine, all'Aquila dove per il dopo-Cialente si batteranno Americo Di Benedetto per il centrosinistra e Pierluigi Biondi per il centrosinistra (più indietro il grillino Fabrizio Righetti). LA CAMPAGNA DEI LEADER Sarà perché alle porte c'è anche il voto nazionale, i leader dei quattro partiti che hanno sottoscritto il patto per la legge elettorale - Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini - non si sono sinora spesi più di tanto per la volata dei loro uomini a livello locale. Evidentemente nessuno se la sente in questa fase di mettere la faccia sui possibili flop. Se ne riparlerà d'estate, quando sarà già il caso di programmare la campagna per le Politiche vere e proprie. O, magari, per un'altra tornata nel 2018 a causa dell'impossibilità di trovare in Parlamento «proporzionalizzato» i numeri per un governo stabile. Le occasioni per ritrovare i big in piazza e in tv, insomma, non mancheranno...

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