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Luis Orellana e la svolta di Beppe Grillo: "Fine dei giochi Ora il MoVimento 5 Stelle è un partito come gli altri"

Michele De Feudis
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«Il M5S? Con l'adozione di un codice di comportamento legato a possibili avvisi di garanzia conferma di non essere più un movimento e di adottare sempre più la forma-partito». Commenta così con Il Tempo Luis Alberto Orellana, senatore eletto nei penta stellati e poi espulso (ora aderente al gruppo di maggioranza Per l'Autonomia), la votazione online prevista per oggi tra i grillini sul «Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie». Senatore Orellana, il codice rappresenta una svolta per i 5Stelle? «Un cambio di passo verso il garantismo. C'è finalmente un collegio di probiviri». Ci sono state candidature per questo nuovo organo interno? «No, sono stati scelti da Grillo e Casaleggio, ma saranno votati dalla rete. Un passo in avanti». A cosa addebita questa necessità di regole nel rapporto tra portavoce e eventuali imprevisti giudiziari? «Finora un avviso di garanzia valeva, dalle parti dei Cinque Stelle, come una condanna. Adesso giocano d'anticipo». In che senso? «Ora ci sarà un regolamento, votato dagli iscritti, per cui se il sindaco Virginia Raggi dovesse ricevere una informazione di garanzia dal Tribunale, potrebbe non dimettersi, ma autosospendersi. Come il sindaco di Milano Giuseppe Sala». Il codice normalizza l'anomalia pentastellata nel panorama italiano? «Sancisce che è un vero e proprio partito. Basta con la retorica del movimento con gli attivisti». Uno vale uno. «Parliamoci chiaro, c'è solo un blando coinvolgimento degli iscritti, su espulsioni o su alcuni argomenti politici. Finisce finalmente l'ipocrisia sull'alterità dei grillini». Il giustizialismo dei vertici Cinque Stelle sarà spuntato? «Nasce subito un dubbio: come si regoleranno con le vicende che riguardano gli altri partiti? Se un politico di un altro schieramento riceve un avviso, deve dimettersi? La presunzione di innocenza varrà anche per esponenti del Pd o di Forza Italia, mica solo per i pentastellati...». Il populismo di Grillo sarà più temperato? «Il populismo è una risposta breve a problemi complessi. Quando si arriva al dunque - a Roma, a Ragusa, a Quarto - i Cinque Stelle hanno tante difficoltà. Anche a Parma ci sono problemi. Governare è fatica, significa entrare nei problemi. Introdurre un po' di onesta non basta, bisogna studiare». Quanto peseranno i garanti negli equilibri interni?  «Avranno un potere importantissimo quando c'è un problema giudiziario. Essere invisi ai garanti, potrebbe generare inattese difficoltà in presenza di una indagine o di una grana. Perciò sarebbe stato auspicabile che fossero eletti dal basso, non nominati tra i fedelissimi». L'adottare regole interne più vicine a quelle dei partiti è, dunque, un passo in avanti? «I pentastellati stanno andando incontro alla realtà, a Roma stanno faticando più del dovuto. Sapevano che nella Capitale potevano vincere e non si sono attrezzati per tempo». Una difficoltà comune a tutti i partiti.  «Certo, ma le soluzioni populistiche allontanano professionisti, professori universitari. I toni forti creano un muro con la parte di società civile che vorrebbe partecipare alla vita pubblica». Intanto su immigrazione e legge elettorale si cerca una quadra tra le varie anime. «Nel M5S ci vorrebbe un momento congressuale, nel quale le posizioni si confrontano liberamente. Nei fatti, al minimo accenno di dissenso, si arriva all'espulsione o si va via dopo un mobbing interno. Sulla legge elettorale non si capisce come la pensino Di Maio e compagni. Sull'immigrazione Grillo ha corretto la rotta dopo le reazioni della "sinistra interna". Insomma ci vorrebbero momenti assembleari veri. Sono nati come movimento, è giusto che ora evolvano in partito, con tempi e modi tradizionali». Come spiega la fluidità dell'amministrazione a Torino della Appendino e le difficoltà della Raggi? «La Appendino ha selezionato meglio una classe dirigente. È stata anche più libera di scegliere. La candidatura della Raggi è stata travagliata e penalizzata dal cordone di sicurezza che le è stato costruito intorno dai big». 

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