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Buzzi: ho pagato anche i vigili per abbassare l'età dei migranti

Ai pm nuove rivelazioni del ras delle coop. Buzzi: «Davamo tangenti a due, tre Comandi della Municipale»

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Tangenti per attestare che migranti maggiorenni sono in realtà «minori non accompagnati». È la pesante accusa che muove Salvatore Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale, contro «due, tre comandi dei vigili urbani» di Roma. «Chiedono i soldi», assicura il braccio imprenditoriale di Massimo Carminati. Gli interrogatori di Buzzi continuano a far luce su nuovi spaccati che disegnano un contesto di presunto degrado all'interno dell'Amministrazione capitolina. C'è da dire che la Procura della Repubblica di Roma sta passando al setaccio ogni affermazione dell'imprenditore che, già in alcuni passaggi, è ritenuto «inattendibile». In particolare, nei rapporti che avrebbe avuto con l'ex sindaco Gianni Alemanno, che Buzzi tenta di sminuire a più riprese.   I VIGILI URBANI L'amministratore del Gruppo 29 Giugno racconta della vicenda legata ai debiti fuori bilancio per i minori non accompagnati. Un affare gestito dalle sue cooperative. Dice che le parlo di prima, quelli del 2012, poi di quelli del 2013. I minori non accompagnati diventano un debito fuori bilancio perché? Perché dovevano esserci degli stanziamenti che venivano dal Ministero, dalla Protezione civile, perché era l'emergenza Nord Africa decretata dal governo Berlusconi». Stando al suo racconto, a «Roma c'era una congrega di vigili urbani… chiunque arrivava a Roma che aveva 20, 22 anni, insomma, che sembrava piccolo, andava al comando dei vigili urbani, proprio in alcuni comandi dei vigili urbani, andava là e diceva "minore, sono minore". I vigili urbani dovevano prenderlo in carico». Questo avverrebbe in «due, tre comandi dei vigili dove i minori erano sempre tanti… bastava che andavi lì e passavi per minore, perché i vigili prendevano i soldi… dai minori». Aggiunge che «tutti quelli che arrivano in Italia c'hanno i soldi perché se no non arriverebbero, perché il viaggio costa un sacco di soldi, quindi non creda alla favoletta che non hanno i soldi, c'hanno i soldi…».   IL CAPO ROM Gli interessi Buzzi, però, andavano anche oltre il business dell'immigrazione. C'era la gestione dei campi rom, per esempio. Ed in questo contesto che salta fuori il ruolo di Dragan, capo rom del «campo D». Racconta che «nel 2010 c'è il primo ampliamento, nel 2010 nell'ambito del programma Nomadi chiudono il campo della Martora, quello che sta vicino Tor Sapienza, e qui ne viene fuori un altro e si chiama campo D». Spiega che il capo rom, Dragan, non si accontenta più di 3mila euro al mese che riceveva. Fra i tre campi rom Buzzi si trova a pagare 45mila euro: «15, 15, 15… perché ovviamente questo (Dragan, ndr) dice: "E che io so scemo che non piglio 15mila euro al mese? Lo pigliano loro due, li piglio pure io!", il nostro terreno arriva fino a qua e quindi avevamo tre campi. Quando noi proponiamo ad Alemanno, dice: "Guarda c'è pure questo, se ne potrebbe fa un altro (di campo rom, ndr)", lui dice: "Si, noi costruiamo il capo F, da Ferid, altro capo tribù…"».   LUCIANO CASAMONICA La sicurezza dei campi rom sarebbe stata affidata a Luciano Casamonica, dell'omonima famiglia legata alla criminalità. Spiega che in un primo momento c'erano i vigili urbani sotto la guida del vice comandante Di Maggio «gli unici che riescono a interagire con i nomadi». Ad un certo punto, però, «incominciano ad arrivà i vigili normali… insomma è come se non ci fossero e cominciano i primi furti, noi allora ci rivolgiamo al servizio sicurezza, ci chiesero uno sproposito, insomma un sacco de soldi, allora io me ricordai che c'avevamo Luciano Casamonica, il nostro amico, il nostro… nomade». Dice che «ha ucciso una persona a pugni, ma tanti anni fa». Aggiunge che «gli dissi: “Lucià ma ce la fai la guardiania qui”, che noi avevamo già utilizzato alcuni… lui ce la fece e noi gli abbiamo dato 20mila euro». Con Casamonica «era nato un rapporto d'amicizia tant'è vero che la famosa cena de Alemanno invitiamo Casamonica… come? La famosa foto… Roma fa schifo… poi è stata fatta… la cena che facemmo… poi Gaglianone alla fine fece una cena pure qui per festeggiare la fine dei lavori, pure lì venne Luciano, se dovevamo fa una festa Luciano lo chiamavano sempre perché è simpaticissimo».

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