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Mucca pazza, esposto in sei procure

mucca pazza

Bergamo, Firenze, Caltanissetta, Lodi, Cagliari e Pesaro. 5 morti e il dubbio epidemia La denuncia del Codici che lancia l'allarme orata: meglio evitare i pesci allevati

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C'è il caso dell'impiegata di Cagliari, morta il 25 aprile scorso per il morbo di Creutzfeldt-Jakob, una variante del malattia della «mucca pazza». Si tratta del caso più emblematico denunciato, assieme ad altri quattro decessi per la stessa patologia, alle procure della Repubblica di Bergamo, Firenze, Caltanissetta, Lodi, Cagliari e Pesaro. Epidemia e responsabilità omissiva del Ministero della Salute, i reati che l'associazione a tutela dei cittadini, Codici, chiede di accertare. Perché al dicastero, oltre ad aver ritenuto «trascurabile» il rischio di contagio, avrebbero omesso – stando al contenuto della denuncia – di inserire nel registro dell'Osservatorio sulla patologia i cinque casi di morte, avvenuti tutti tra febbraio e giugno scorsi. Ma andiamo con ordine. Secondo Codici, presieduta dal segretario nazionale e avvocato Ivano Giacomelli, c'è il sospetto che ci possa essere un'epidemia cominciata il 5 febbraio, quando a Caltanissetta un uomo muore per un presunto caso di «mucca pazza». Stessa cosa avviene il 30 marzo a Firenze, il 15 aprile a Fano, il 25 a Cagliari e il 28 maggio a Valle San Martino. Due ricoveri, invece, sono stati registrati sempre a Cagliari e a Casalpusterlengo. «È più che palese – scrive Codice - a questo punto chiedersi se siamo di fronte ad un'epidemia in grado di contagiare tutto il Paese (…) Poi ci sono le responsabilità delle Asl: hanno regolarmente segnalato i casi al registro nazionale della malattia di Creutzfeldt-Jakob, istituito presso l'Istituto Superiore di Sanità? Inoltre, è accertata la regolarità dei controlli veterinari dei bovini? Infine, le responsabilità del Ministero della Salute: la sua condotta è chiara e lineare, oppure tradisce tentativi di oscuramento della vicenda?». Stando alla ricostruzione di Codici, inserita negli esposti all'attenzione delle procure, al Ministero ci sarebbe delle responsabilità. In particolare, ritengono, il registro della malattia conterrebbe solo i due casi storici di «mucca pazza» registrati nei primi anni del 2000, ma non i nuovi segnalati negli esposti. Per questo l'associazione ritiene che ci possano essere state delle omissioni da parte del Ministero, nel tentativo di nascondere un'ipotizza epidemia. «Altra anomalia – continua Codici - riguarda il caso accaduto nel 2013 segnalato dalla Asl 3 di Nuoro, un caso confermato proprio dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel settembre 2013. Perché questa morte non è riportata nel registro della malattia di Creutzfeldt-Jakob e sindromi correlate? Cosa aspetta il Ministero?». L'associazione, inoltre, è pronta a depositare nuovi esposti per un altro aspetto sempre legato al morbo della «mucca pazza». In particolare, si tratta della «orata pazza», pesci d'allevamento cui sono dati da mangiare farine animali, ossia mangimi prodotti da scarti di macelleria. Al momento sono utilizzati solo per le acquacolture, anche se l'Unione europea, dopo 12 anni dallo scoppio del caso «mucca pazza» ha riammesso il commercio di queste farine. «Oggi – ritiene Codici - il rischio di contrarre il morbo del pesce pazzo, anche se non rilevato scientificamente, si affaccia come un atroce dubbio. Si sa, in fatto di salute, la precauzione non è mai troppa. Purtroppo però in questo caso le cose non stanno proprio così. Anche perché i controlli sono pochi, se non addirittura assenti. Si pensi solo al fatto che sui bovini i controlli specifici vengono realizzati solo se c'è il sospetto che l'animale ucciso possa essere affetto dal morbo della Bse (mucca pazza, ndr), in caso contrario, via libera al mercato. Oltretutto, sembrerebbe anche abbastanza semplice riuscire a reperire mangimi illegali e potenzialmente pericolosi per la salute umana». Sulla vicenda è intervenuto lo stesso Giacomelli: «Ci sentiamo in dovere di sconsigliare l'assunzione di pesce, anche in assenza di prove scientifiche perché l'assenza di controlli non dà alcuna garanzia al consumatore che acquista prodotti alimentari. Come si può garantire la sicurezza delle carni, se il controllo sull'animale viene effettuato solamente se esiste già il sospetto di malattia? Anche l'atteggiamento tenuto dal Ministero della Salute nella diffusione di notizie sul pericolo della mucca pazza ci fanno sorgere seri dubbi. Perché il registro della malattia di Creutzfeldt-Jakob e sindromi correlate, che attesta i casi di morte della variante umana del morbo della "mucca pazza", presso l'Istituto Superiore di Sanità, riporta solo ed esclusivamente i due casi storici avvenuti in Italia nei primi anni del 2000? Dei 7 casi avvenuto negli ultimi 4 mesi nessuno ne parla? Esigiamo maggiori controlli dal Ministero, oltre che una maggiore e puntuale chiarezza sui rischi e i pericoli che i consumatori potenzialmente corrono».

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