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Tra «Cerroni chi?» e silenzi La sinistra ora si nasconde

I politici coinvolti nell'indagine colpiti da amnesie C'è pure chi cade dalle nuvole. Ma tutti sono innocenti

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L'indagine, ricordiamo, ha portato giovedì scorso all'arresto di Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta e della Colari, la società che a Roma si occupa dello smaltimento rifiuti. Con lui ai domiciliari altre 6 persone, fra imprenditori e funzionari pubblici, fra i quali i dirigenti regionali Luca Fegatelli e Raniero De Filippis. L'obiettivo, in generale, sarebbe stato quello di tenere costante l'emergenza rifiuti, per mantenere sulla corda le istituzioni e rendere inattaccabile il monopolio del settore. Infatti nell'ordinanza del gip e nelle informative dei Carabinieri del Noe si parla anche di politica e dei rapporti con gli ex assessori della Giunta Marrazzo, Mario Di Carlo (deceduto nel 2011) e Giovanni Hermanin, e con parlamentari come Giuseppe Fioroni, Ermete Realacci ed Edo Ronchi. Lo stesso Marrazzo è indagato per falso in atto pubblico dopo il suo ok alla realizzazione del termovalorizzatore di Albano. «C'erano fortissimi scontri in Giunta – racconta Filiberto Zaratti, assessore all'Ambiente dal 2006 al 2008, in quota Verdi – io non avevo la delega ai Rifiuti, se l'era tenuta Marrazzo per sé. Contestammo la scelta del termovalorizzatore di Albano, ma si sapeva che Cerrone era uno che contava». Fra i favorevoli a quell'impianto c'era Mario Di Carlo, che fu assessore delegato per 75 giorni; Eugenio Patané, consigliere regionale Pd e all'epoca giovane caposegreteria di Di Carlo, preferisce non intervenire: «Ero un semplice impiegato, non partecipavo alle decisioni. E poi Mario la questione rifiuti l'ha sempre curata direttamente»”. Parla, ma si divincola, Giuseppe Parroncini, che arrivò a via del Tintoretto dopo Zaratti: «Divenni assessore un mese prima delle dimissioni di Marrazzo e della reggenza Montino – afferma – e anche da capogruppo Pd non ho mai affrontato la vicenda». Fra i parlamentari del Pd tirati in ballo, Fioroni è «tranquillissimo»: «Il gip scrive bene – spiega – Non c'era nulla di illecito. Comunque c'è un'inchiesta e non voglio parlare». Loquace Realacci: «Non capisco come sia finito nelle informative. Avrò sentito Cerroni tre volte. In più non mi sono mai interessato di questioni locali. Ci sarà modo di chiarire». Delicata la posizione di Ronchi: la Colari ha versato in maniera lecita alcune decine di migliaia di euro alla sua Fondazione Sviluppo Sostenibile, «ma Cerroni non ha mai ricevuto alcun favore dal sottoscritto».

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