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Ingroia: «Ce la faremo». Ma i professori lo lasciano

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Troppipolitici in lista e programma tradito. Lo storico Paul Ginsborg, il politologo Marco Revelli, il sociologo Luciano Gallino e tanti altri, tra cui giuristi ed economisti, sono rimasti delusi e hanno abbandonato la nave di Di Pietro, Bonelli, Ferrero e company. Dal canto suo, Antonio Ingroia non fa passi indietro: «Nessuna paura dello sbarramento» e «molto entusiasmo attorno a me», l'ex pm guarda alle elezioni spiegando a Repubblica che «i sondaggi ci danno al 5 per cento, ed esistiamo da una settimana. La gente ancora neppure sa che io ho sciolto la riserva. Poi certo, qualsiasi formazione nuova, che parte come noi così tardi, non parte col bottino sicuro». L'ex procuratore aggiunto di Palermo dice del suo ingresso in politica con tanto di nome nel simbolo della lista elettorale che «tenevo al nome Rivoluzione Civile ma gli esperti di immagine ci hanno spiegato che c'è troppo poco tempo, serviva qualcosa di immediatamente riconoscibile. Non ho nessuna intenzione di fare un partito personalistico, i partiti personali sono morti». E quanto al passo indietro chiesto, invece, ai leader che lo sostengono, Ingroia annota: «Non intendevo dire "levatevi di torno" ma solo "lasciate libero il posto in prima fila" e l'hanno fatto, così come hanno abbandonato i loro simboli. Per questo - sottolinea - non siamo la Sinistra Arcobaleno». Conferma il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha sposato il progetto fin dall'inizio: «Noi ci saremo per far capire agli elettori che credono in noi da che parte stiamo, ma non saremo in prima fila».

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