Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Alfredo Mantovano è tra i promotori della manifestazione che oggi vedrà riuniti tutti - o quasi - i big del Pd

default_image

  • a
  • a
  • a

Unfronte che sembrava isolato fino a qualche settimana fa ma poi è diventato maggioritario nel partito. E ora che al «progetto» manca solo il sì di Mario Monti, l'ex sottosegretario si gode i primi risultati: «Le reazioni scomposte della sinistra - spiega - sono la dimostrazione che la partita è riaperta». Onorevole Mantovano, cosa succederà oggi a Roma? «Abbiamo appena finito di stilare il documento che costituirà la base programmatica. Ognuno dei leader delle varie associazioni presenti ne declamerà una parte e Alfano pronuncerà l'intervento conclusivo. La novità è che non ci saranno novità. I valori sono ancora quelli fondanti del Pdl, le nostre idee su economia, giustizia e temi etici. Non parleremo di alchimie, ma di contenuti». Chiederete a Monti di farsi leader di questi valori? «L'invito è già partito dal presidente Berlusconi in una sede autorevolissima, il vertice del Ppe. Ribadiremo solo che questi sono i nostri contributi programmatici e che la leadership di Monti sarebbe opportuna». Ad oggi quante possibilità ci sono che questo accada? «Non faccio pronostici, posso solo formulare auspici. Un dato è certo: con Monti in testa ci sarebbe la garanzia di uno schieramento ampio in grado di giocarsi una partita elettorale che sembrava persa. Come elemento di rassicurazione bastano le reazioni della sinistra: Bersani è tornato a corteggiare Casini, D'Alema è arrivato a parlare di immoralità. È il segno che la partita è riaperta». A proposito di Pd. Si parla di un'ala di democratici pronti a lasciare il partito per sostenere a sua volta il professore. «Comprendo la preoccupazione dei moderati del Pd. Con la politica economica vincolata dai patti con la Ue, un governo Bersani-Vendola si metterebbe subito a legiferare su unioni civili, adozioni gay, eutanasia. Ciò creerebbe difficoltà a chi non ha mai appoggiato questi temi in Parlamento». Neanche il Pdl brilla per coerenza: prima sfiduciate Monti e poi lo volete leader? «Non ho condiviso quella scelta. Ha rischiato di non far intestare al nostro partito gli effetti positivi che, accanto ad altri negativi, questo governo ha ottenuto. Mi auguro che questa manifestazione sia l'occasione per superare le contraddizioni». Eppure solo ieri Alemanno si diceva pronto alle barricate contro la spending review. «Potrei farle l'elenco dei provvedimenti del governo che non mi son piaciuti. Ma bisogna ragionare per direttrici generali. Non si deve buttare via un anno di sacrifici degli italiani, magari con un governo di sinistra che appena eletto rimette mano alla riforma delle pensioni e ci fa tornare al punto di partenza». Da Rotondi a Landolfi, nel Pdl non tutti condividono la vostra posizione. «Il momento è grave, non possiamo perderci in personalismi. C'è in ballo il destino del Paese, l'obiettivo è ripartire dai risultati ottenuti da Monti al vertice Ue di giugno, dobbiamo fare in modo che la gestione del Paese, già condizionata dai vincoli continentali, non passi completamente a Bruxelles». Eppure con l'investitura del Ppe il premier sembra proprio il candidato dell'Europa. Non rischia di essere un'arma a doppio taglio? «Parlano i fatti. Nel vertice Ue di giugno, complice l'assenza di Sarkozy, è venuto meno l'asse franco-tedesco e si è ripartiti da una politica rispettosa dei trattati ma anche di identità e sovranità nazionali». Non temete che l'investitura del Cavaliere abbia reso difficile l'accordo con Monti? «Non c'è il marchio di Berlusconi, almeno non in esclusiva. Il professore sarebbe il premier dei centristi così come di larga parte della società civile. Io non immagino un listone unico: penso a varie liste che si facciano concorrenza tra loro in modo da migliorare il risultato elettorale complessivo». Sul progetto però gravano due «se». Se Monti non accettasse? «Le elezioni ci saranno comunque, bisognerà prendere in considerazione altre ipotesi. Ma la Bibbia dice: "Basta a ogni giorno il suo affanno". Ora concentriamoci sulla nostra manifestazione». E se Berlusconi cambiasse ancora idea? «Intanto Berlusconi invierà un messaggio alla manifestazione. Con le sue parole e quelle di Alfano è evidente che nell'evento sarà rappresentata la linea ufficiale del partito. Al momento si può essere soddisfatti. Poi, che Dio ci aiuti». La Lega appoggerebbe un Alfano candidato premier. Poca fiducia nel vostro progetto o paura di rimanere soli? «Il Carroccio gioca la sua partita. Non saremo mai ostili a Maroni perché abbiamo governato insieme e c'è stima e affetto. Ma le nostre posizioni ora non sono sovrapponibili».

Dai blog